NON E’ UN SOGNO
«Sono in ballo e devo provarci», sottolinea Berrettini. Questa è la settimana più importante della carriera del 23enne gigante romano: può diventare il terzo azzurro a qualificarsi in singolare dopo Panatta (1975) e Barazzutti (1978) per il Masters riservato ai migliori 8 della stagione. Ora le chiamano Atp Finals e per farlo Matteo deve difendere l’ottava posizione nella Race, che vale l’ultimo pass disponibile per Londra. A Parigi-Bercy è testa di serie n. 10, attende domani al 2° turno (bye al 1°) uno tra Rublev e Tsonga e parte con 2.660 punti: ne ha 130 di vantaggio su Bautista Agut (nono a 2.530). Seguono Monfils a 2.350 e Goffin a 2.325. Fognini, 12esimo, ne ha 2.280. Ma quali sono le sue chance? Buone. Pur nella malaugurata ipotesi dovesse uscire di scena subito, Bautista dovrebbe centrare almeno i quarti, uno tra Monfils e Goffin le semifinali, uno tra Fognini e Schwartzman la finale, uno tra Wawrinka, Khachanov e Isner vincere il torneo. Con la finale a Bercy (in tabellone ci sono Djokovic e Nadal, mentre ha rinunciato Federer) il romano non dovrebbe più guardare ai risultati di chi lo insegue.
CRESCITA INARRESTABILE
Berrettini ha una straordinaria capacità di mantenere la concentrazione e alzare il livello nei momenti importanti. Non è un caso se passano set interi senza che ceda il turno di battuta, arma fondamentale nel suo schema preferito: la combinazione servizio-diritto. E in quello che era il suo colpo debole, il rovescio, i progressi sono evidenti. Una delle sue principali qualità è far tesoro dalle partite che gioca e partecipare alle Finals così giovane gli darebbe ulteriore spinta per aumentare il bagaglio di esperienza. Se poi vincesse qualche incontro, cosa che non è riuscita neppure a Panatta e Barazzutti, sarebbe il massimo. Ma per parlare di questo c’è tempo.
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