Tumore, nelle uve dell'Aglianico e della Falanghina cellule che bloccano il cancro della pleura

Tumore, nelle uve dell'Aglianico e della Falanghina cellule che bloccano cancro della pleura
2 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Ottobre 2019, 16:48 - Ultimo aggiornamento: 18:06

Uno studio condotto da Enea, Cnr e Università «Federico II» di Napoli - e pubblicato dal Journal of Functional Foods - ha rivelato che alcune molecole contenute nei semi degli acini delle uve di Aglianico e Falanghina sono capaci di bloccare la crescita di cellule di mesotelioma, un tumore raro e aggressivo, e potrebbero essere in grado di aumentare l'efficacia della chemioterapia. Dagli studi dell'Enea volti a caratterizzare gli estratti metabolici ottenuti da bucce e vinaccioli delle due varietà di vite campane è emerso che soprattutto i semi di Aglianico sono molto ricchi in proantocianine, che sono in grado di indurre nel mesotelioma meccanismi di apoptosi, cioè di morte cellulare, anche nei casi di linee tumorali che mostrano farmaco-resistenza.

Leggi anche Tumore al seno, la mamma lo scopre durante la gravidanza: dà alla luce il figlio e muore a 39 anni
Leggi anche Tumore, piano del Ministero: test low cost per sapere se abbiamo ereditato alterazioni


Una precedente ricerca del Cnr di Napoli aveva evidenziato in specifiche cellule una marcata resistenza ai farmaci che ne limitava pesantemente l'efficacia. Queste stesse cellule sono ora risultate sensibili al trattamento con gli estratti di vinaccioli. «Nonostante la rarità di questa malattia associata all'esposizione alle fibre di amianto, l'incidenza del mesotelioma aumenta nel mondo del 5,4% l'anno e la diagnosi è spesso tardiva, sia a causa della sintomatologia simile a quella di molte altre malattie, sia perché il cancro si sviluppa dopo un lungo periodo di latenza», ha evidenziato Stefania Crispi del Cnr.



«Dato che il mesotelioma mostra elevata chemio-resistenza, lo studio di nuovi approcci terapeutici basati sull'uso di sostanze estratte dai vinaccioli in combinazione con chemioterapici può rappresentare un nuovo strumento adiuvante nella lotta contro questa forma tumorale, soprattutto in considerazione della assenza di citotossicità nei confronti delle cellule sane», aggiungono Gianfranco Diretto del Laboratorio Biotecnologie Enea e Riccardo Aversano del Dipartimento di Agraria dell'università di Napoli

© RIPRODUZIONE RISERVATA