Elezioni Umbria, la scommessa di Salvini: «Avviso di sfratto al governo»

Elezioni Umbria, la scommessa di Salvini: «Avviso di sfratto al governo»
di Mario Ajello
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Sabato 26 Ottobre 2019, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 15:25

dal nostro inviato
TERNI «Non è un test nazionale, come dicono loro? E allora perché Conte, Di Maio, Zingaretti e Speranza si sono fiondati tutti insieme qui in Umbria?». Così ironizza dal penultimo palco di questa campagna elettorale Giorgia Meloni, a Terni. E pure Salvini ambienta in questa città il suo rush finale. Idem Berlusconi. 

Umbria, Conte: non è un test. Di Maio l'ha voluto accanto

Ma ognuno nella sua piazza, ognuno dal suo palco, vicini ma lontani. Perché non solo è un test nazionale questo del voto di domani, ma è anche un test nel centrodestra - Fratelli d'Italia non vuole che la Lega vinca troppo e viceversa e Forza Italia arranca ma cerca ancora un angoletto nella Casa degli Italiani, come Berlusconi chiama la nuova alleanza. Che andrebbe definita non più centro-destra ma destra-centro. Questa ribaltamento dei termini è stato il succo della manifestazione di Piazza San Giovanni del 19 ottobre. E tra tutti i test contenuti nel voto umbro, c'è anche quello per vedere se è davvero vincente, e quanto, la destra-centro a guida Salvini e se Salvini, come la Meloni un po' dubita, è davvero capace di fare il leader plurale dell'intera coalizione. Invece di pensare solo a stesso, al suo partito e a cannibalizzare i partner.
 



Umbria, Italia: una prova di forza ma anche di maturità quella che si sta facendo qui. La candidata governatrice, Donatella Tesei, è il primo volto della coalizione 2.0. Viene dall'area di Forza Italia, è senatrice della Lega, e non ha niente di quel salvinismo hard che Matteo ha mostrato finora nella sua performance di governo. E che lo ha portato a schiantarsi. La destra-centro che fa le sue prove in Umbria con l'occhio rivolto naturalmente alla conquista del Paese - «Ora l'Umbria, poi l'Emilia Romagna, in primavera la Toscana, poi il voto nazionale e torniamo al governo!», è l'avviso di sfratto del cosiddetto Capitano durante il comizio finale - è quella in cui cercano di saldarsi il sovranismo leghista, il nazionalismo di Fratelli d'Italia e quella certa idea d'Europa e di civiltà liberale, moderata e garantista della quale Berlusconi si sente rappresentante e nonostante l'età («Vi sembro un nonnetto ma sono un leone») in questi ultimi giorni non si sta risparmiando. Anche perché il rischio di vedere Forza Italia andare sotto il 5 per cento non è irrealistico.

FISIONOMIA POLITICA
E comunque: «Io sono ottimista», ha detto ieri il Cavaliere nei suoi ultimi giri in queste contrade: «Matteo non è un pazzo né un estremista. Tutti insieme possiamo fare tanta strada, fino al ritorno a Palazzo Chigi». Il problema di questa destra-centro sta proprio nel profilo del leader del Carroccio. L'aggressività e il populismo premiano in campagna elettorale, ma poi se si vince occorre dimostrare di saper governare, moderando i toni. Sarà capace Salvini di questa mutazione? C'è anche il problema della classe dirigente.
Qui, per esempio, il vento nazionale, il fascino del leader Matteo e la stanchezza per i 50 anni di governo delle sinistre anche in ogni municipio hanno prodotto in questi ultimi due anni un risultato prima impensabilissimo: la Lega e i suoi partner hanno conquistato e governano il 62 per cento dei comuni dell'Umbria. Ma in certi casi non si stanno mostrando all'altezza del compito, e basti pensare allo scontento che comincia a serpeggiare per esempio a Terni, dove governa il sindaco Latini, del Carroccio, e dove i litigi tra alleati stanno creando problemi. Ma il problema maggiore è che i nuovi stanno trovando una situazione disastrata per responsabilità di chi ha sempre governato.
Umbria, Italia: ecco allora che la destra-centro, se dovesse vincere quaggiù, prende la rincorsa. Un po' litigando (per esempio con la Chiesa: «Vorrei un Paese in cui i preti fanno messa e non politica») e un po' proponendosi - ma ne sarà capace? - come nuova forza di sistema.
 

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