Producono ortaggi senza lavorare la terra, a Fontana Candida l'orto del futuro

Producono ortaggi senza lavorare la terra, a Fontana Candida l'orto del futuro
di Ermanno Amedei
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Giovedì 24 Ottobre 2019, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 14:40

Niente zappa o pesanti aratri perché, nell’azienda agricola gestita da quattro neolaureati romani, le verdure vengono coltivate senza lavorare la terra.  
Quello che sembra essere a tutti gli effetti l’orto del futuro si trova nelle campagne di Fontana Candida a Roma e a realizzarlo sono stati Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e Thomas Marino, tutti 30enni, i primi tre laureati in biotecnologia e Marino in scienze politiche.
 

 


Tre anni fa hanno dato vita all’azienda The Circle e alla speranza di una agricoltura che non contribuisca alla dissipazione delle risorse del pianeta. Nelle loro serre hanno realizzato un sistema produttivo agricolo capace di risparmiare il 90% di acqua rispetto alle coltivazioni tradizionali; realizzabile ovunque perchè si sviluppa fuori dal suolo verticalmente, occupando uno spazio ristretto senza tener conto delle condizioni ambientali esterne alla serra. Caratteristiche che fanno immaginare ortaggi coltivati in serre spaziali su Marte, sulla Luna o in stazioni orbitanti.   



"The Circle è una azienda agricola acquaponica che fa innovazione e che ha realizzato il primo impianto semindustriale con produzione acquaponica in Italia" dichiara Tomas Marino.          
"L'obiettivo è creare un modello di produzione sostenibile e anche competitivo dal punto di vista economico, dimostrando che nella sostenibilità ambientale c'è anche vantaggio economico". 
Il fatturato della loro azienda è cresciuto esponenzialmente fino a permettergli di assumere due persone e avere altro personale con contratti di collaborazione. The Circle produce insalatine o verdura a foglia piccola come la baby rucola, senape rossa, acetosa ed erbe aromatiche, tutto fuori dal suolo, utilizzando un sistema produttivo ad anello chiuso che parte dalle vasche di pesci. 

L'acqua in cui vivono delle carpe giapponesi viene arricchita di ammoniaca dai loro escrementi; viene pescata e inviata a filtri nel cui interno sono state inserite colonie batteriche in grado di consumare ammoniaca trasformandola in nitriti e nitrati adatti a sostenere le colture impiantate. Con un sistema idraulico, dopo una fase di controllo, l’acqua viene inviata alle radici delle colture che non sono interrate ma sistemate in argilla espansa oppure in tubi in pvc. L'acqua scorre sulle radici e quella che non viene assorbita, cioè il 90%, non finisce dispersa ma viene canalizzata e torna alla vasca dei pesci. 


"Non utilizziamo fertilizzanti o concimi di sintesi, e non avendo bisogno di terra questo sistema può essere utilizzato per fare agricoltura anche in aree il cui terreno è contaminato o esausto. Del resto tutto l'impianto, proprio perché non ha "radici", può essere smontato e rimontato in qualsiasi altro posto". Va aggiunto che tutta l'energia elettrica che serve per luci e azionare pompe è ovviamente prodotta da pannelli solari e tutte le nuove piantine nascono dai semi ricavati delle produzioni precedenti. Un ciclo ad anello, quindi, ecco perchè The Circle, quasi perfetto. "Manca solamente il cibo per i pesci che al momento non rientra nel cerchio, ma stiamo lavorando sulla scelta di alcuni vegetali da coltivare sotto i pannelli solari che serviranno come alimento per le carpe".  

  
Tutto ciò che viene prodotto nelle due serre che occupano circa 1500 metri quadrati viene venduto ai migliori ristoranti di Roma e provincia. Ma si potrà produrre anche altro, come ad esempio ortaggi più complessi?
"Tutto può essere prodotto con questo sistema - dichiara Marino - chiaramente l'impianto deve essere strutturalmente e biologicamente adeguato alla produzione che si vuole realizzare. In questo momento a noi non serve ampliare la gamma di prodotti. Quello che produciamo va a coprire le esigenze del mercato che abbiamo scelto e questo ci permette di aver reso economicamente vantaggiosa una produzione agricola sostenibile".    
Tra gli obiettivi dei quattro giovani imprenditori c'è quello di ampliare la loro azienda portandola ad un ettaro di coltivazione in serra ma anche quello di esportare il loro modello partecipando a progetti finanziati, come quello che a Milano punta a riqualificare le aree urbane. "Il nostro progetto prevede di realizzare in centro a Milano un impianto di acquaponica in un capannone industriale dismesso di circa 500 metri quadrati destinando la produzione agli abitanti del quartiere che lo ospita. A parte il personale che sarà formato in loco, tutto l'impianto di Milano, così come quello di Roma, sarà monitorato con un'app. Dal telefonino si controllano il grado di umidità, la temperatura, i valori batterici nei filtri, la qualità dell'acqua e lo stato di salute delle coltivazioni". Altri progetti portano ancora più lontano. "Stiamo studiando per il Kenya un progetto per la produzione di cipolle e patate. In quelle terre pensavamo anche di implementare un altro settore, quello dell'allevamento dei pesci usati nelle vasche, cosa che in Italia non facciamo". Tanti progetti, quindi, e anche la necessità di trovare nuovi soci finanziatori.

Con questo sistema si dice addio alla zappa e al trattore? "Speriamo di sì.
L'agricoltura, nonostante sia l'attività fondamentale per la vita, è quel settore che più di altri è stata ai margini del salto tecnologico fatto in tutti i campi. Basti pensare a come sono cambiate le comunicazioni negli ultimi 30 anni e come, nello stesso periodo, non sia cambiato quasi nulla nell’agricoltura". 

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