Nel Tribunale del Papa il pm vaticano è l'avvocato che ha difeso Salvatore Buzzi

Nel Tribunale del Papa il pm vaticano è l'avvocato che ha difeso Salvatore Buzzi
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 16:20

Città del Vaticano  - Non fu mafia capitale, ma marcio capitale. L'Avvenire stamattina sintetizza con questo titolo in prima pagina il giudizio emesso dalla Cassazione sul processo chiamato Mondo di Mezzo. Chissà cosa ne pensa il Papa di questa sentenza visto che già nel 2015, durante il Te Deum del 31 dicembre, con grande preoccupazione, aveva rivolto una amarissima riflessione alle vicende della capitale durante l'omelia pronunciata a San Pietro, in presenza delle autorità cittadine. Aveva persino coniato un neologismo. «Mafiarsi».

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Era andato dritto alla questione che riguardava lo scandalo delle cooperative romane che sfruttavano in modo ignobile i più deboli. «Le gravi vicende di corruzione, emerse di recente, richiedono una seria e consapevole conversione dei cuori per una rinascita spirituale e morale, come pure per un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale, dove i poveri, gli emarginati devono essere al centro delle nostre preoccupazioni, del nostro agire quotidiano» aveva detto. Il riferimento alle cooperative era stato netto e chiaro. «È necessario un grande e quotidiano atteggiamento di libertà cristiana per avere il coraggio di proclamare, nella nostra città, che occorre difendere i poveri e non difendersi dai poveri, che occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli». Aveva persino coniato il neologismo, mafiarsi. «Quando una società ignora i poveri, li perseguita, li criminalizza, li costringe a mafiarsi, quella società si impoverisce fino alla miseria, perde la libertà e preferisce l’aglio e le cipolle della schiavitù, della schiavitù del suo egoismo, della schiavitù della sua pusillanimità e quella società cessa di essere cristiana».

Papa Francesco aveva poi incoraggiato a sostenere un processo di purificazione.

La scorsa settimana Papa Francesco ha voluto nominare Giuseppe Pignatone, l'ex Procuratore Capo di Roma – nel frattempo andato in pensione dalla magistratura italiana – quale presidente del tribunale del Papa per amministrare la giustizia del piccolo stato.

In Vaticano Pignatone come promotore di giustizia, una figura paragonabile al pm, si troverà davanti Alessandro Diddi, un brillante avvocato romano che durante il processo del Mondo di Mezzo ha difeso proprio Salvatore Buzzi, l'ex imprenditore della cooperativa che lucrava sui poveri, facendolo assolvere da due delle accuse, la turbativa d'asta e la corruzione. 

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