Caffè Greco, si muove il Mibact: vincoli anche sui mobili antichi

Caffè Greco, si muove il Mibact: vincoli anche sui mobili antichi
di Stefania Piras
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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 10:56

«Invece di chiudere il Caffè Greco, si chiuda il Parlamento!», tuona Vittorio Sgarbi seduto nella sala Rossa dello storico bar di via Condotti di fronte a una piccola folla che si batte contro lo sfratto dei gestori che pure sono riusciti a rinviarlo fino al prossimo gennaio. Scattano gli applausi alle parole di Sgarbi e qualcuno, spinto forse dall'ebbrezza della situazione grigia di galleggiamento tra affitto scaduto e battaglia di carte bollate, si alza e dice: «Chiudiamo tutto, anche il Ministero!». E il critico d'arte Sgarbi a quel punto mostra il palmo della mano: «Eh un attimo, il Ministero tutela». Anche se l'ufficiale giudiziario ieri è entrato per notificare il rinvio dello sfratto, servito con contorno di polemiche, dentro al Caffè museo si sono organizzati ormai per una resistenza a oltranza.

LA SCENA
Scena: l'ufficiale giudiziario ieri è arrivato e ha avvertito che lo sfratto non ci sarebbe stato, l'udienza è fissata l'8 gennaio e l'esecuzione dello sfratto slitta dunque al 29 gennaio. «Facciamo il 29 febbraio!», ha proposto qualcuno della mozione Sfratto mai. Il pubblico ufficiale si è lasciato anche sfuggire che il rinvio rappresenta una boccata d'aria per i gestori che si sono alterati e hanno chiesto assoluta imparzialità. Ma ieri, oggi o domani la realtà non cambierà: il contratto d'affitto è scaduto.
Qualcosa si sta invece muovendo proprio sul fronte Mibact. Ieri mattina infatti al Caffè hanno fatto visita anche i tecnici del ministero dei Beni culturali. Federica Galloni, direttore generale Archeologia, Belle Arti e il Paesaggio e Daniela Porro, soprintendente Speciale di Roma sono al lavoro per stabilire il valore identitario del Caffè Greco di Roma. E quindi la prima mossa da fare è l'inventario completo dei beni mobili che devono essere considerati pertinenziali all'immobile, ad integrazione dei due, già forti, vincoli emanati con i decreti ministeriali del 1953 e del 1954 che tutelano la destinazione d'uso e gli arredi. I vincoli ora si espanderanno ulteriormente: oltre ai quadri, il cortile coperto, il salone e il laboratorio, interesseranno i mobili, i tavoli, le insegne, il bancone.

ARREDI
Il vincolo è stato notificato «per la parte dell'immobile» all'Ospedale Israelitico, che ne detiene la proprietà, e ai titolari dell'attività «per la parte dei mobili e della licenza di esercizio». Questo, non vieta un eventuale passaggio di gestione. L'importante, trapela dal Ministero, è che sia l'immobile che gli arredi e la destinazione d'uso dei locali siano adibiti ad attività compatibili con il loro riconosciuto carattere storico e artistico. I gestori sostengono di aver offerto come affitto il 10% dei loro incassi annuali pari a circa 3 milioni e mezzo di euro. Il locale macina almeno mille caffè e 500 cappuccini al banco. Al tavolo un caffé costa sette euro. L'Ospedale Israelitico chiede almeno 120 mila euro di affitto al mese. Le indiscrezioni su chi vorrebbe subentrare alla gestione di Carlo Pellegrini dicono che oltre a Dior e Moncler si siano fatti avanti anche Gucci e Prada. Pellegrini vorrebbe strappare un affitto al doppio dell'attuale che è pari a 17 mila euro, chiede 36 mensilità come indennità per l'avviamento e promette guerra sui cimeli conservati nel bar che considera suoi, e «beni strumentali». Bisogna però appurare quale sia stato il suo contributo a formare l'inventario di quei beni.

 

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