Il fascino discreto dei solares cubani negli scatti di Carolina Sandretto in "Vivir con"

Il fascino discreto dei solares cubani negli scatti di Carolina Sandretto in "Vivir con"
di Nicolas Lozito
3 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Ottobre 2019, 20:26 - Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 19:48

Solares. Così si chiamano le case popolari cubane, nascoste nei quartieri de L’Havana e delle altre città dell’isola. Vecchissimi condomini coloniali dai grandi portoni di legno massiccio, al cui interno vive un’umanità diversa, parallela, povera, stratificata. Lontana dagli abbagli caraibiche, dagli esotismi, dal quadretto pittoresco del turista medio, che cerca sigari, colori e auto vintage colorate.

Questa umanità discreta è l’oggetto della ricerca di Carolina Sandretto, fotografa italiana ora a New York, che ha speso tre anni dentro le solares cubane e ora mostra il suo lavoro in Cuba. Vivir con (Silvana Editoriale, 216 pp, 39 euro): «un album di famiglia», come lei stessa riassume, e forse anche un album di famiglie. Perché Sandretto, nei suoi ritratti ambientati, mostra facce, volti, età, e porta il lettore dentro questi edifici fatiscenti mostrandoli così come sono. Pieno di vita, pieni di stanze, matrioske architettoniche dove gli spazi sono parcellizzati con porte e paraventi per far stare tutti. Madri, padri, nonne, bambini, amici, zii, nipoti: tutti insieme, senza distinzione di campanello, condividendo i bagni (spesso esterni), i corridoi, i fili per stendere.



In ogni singolo appartamento, o stanza, troviamo sempre tre elementi: il mobilio (gemme rovinate di puro modernariato); la tv (rigorosamente tubo catodico, sintonizzata su telenovelas sudamericane); e i quadri o i poster comunisti (Che Guevara, spesso; ma anche Fidel Castro o Hugo Chavez; la trinità apocrifa della rivoluzione). Intorno si svolge il resto, e le persone paiono attori presi dalla strada, fieri e impacciati, in posa o disinvolti: ci sono anche delle loro brevi citazioni. «Ci manca tutto, anche la speranza», dice una signora. È gente senza niente, vero, ma sono anche accumulatori seriali di cianfrusaglie e vecchi oggetti come a voler dimostrare i paradossi di un regime che vive circondato dal consumismo inarrestabile.

Sembrano frattali: le credenze sono piene di oggetti impolverati; le cucine piene di vettovaglie di metallo sottile; i soggiorni pieni di elettrodomestici, uno sopra l’altro, spesso non funzionanti, perché nelle solares se qualcosa si rompe o qualcuno o è in grado di ripararlo o nessuno, nemmeno il governo, verranno ad aggiustarlo o ricomprarlo.



Nati prima della rivoluzione del 1945, le solares non sono mai cambiate con Castro, nonostante le promesse, e il governo ha rinunciato a occuparsene, come fosse res nullius, cosa di nessuno, case di chiunque, tanto da non far pagare nemmeno più l’affitto. C’è possibilità di approfondire la questione socio-politica, grazie ai testi che accompagnano il libro (di Walter Guadagnini, Iliana Cepero e della stessa Carolina Sandretto), ma il volume si presta principalmente ad altro: è una poesia in pellicola, scattata a medio formato, dolce vizio di un’italiana che porta il neorealismo a Cuba.

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"Cuba. Vivir con" di Carolina Sandretto
SILVANA EDITORIALE
21,5x26,5 cm; 216 pagine; 190 foto
39 euro 

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Il libro verrà presentato a CAMERA - Centro italiano per la fotografia di Torino mercoledì 23 ottobre alle ore 18.30. All'incontro parteciperanno l'autrice e Walter Guadagnini

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