Se non bastasse, sempre il Comune nel suo esposto segnala anche la decisione di Brinchi di chiedere un parere esterno – pari a 60mila euro e affidato dopo un bando a Ernst & Young – per accompagnare Roma Mobilità nel cambio di governance: nascerà una nuova macrostruttura con 7 direzioni, per l’azienda che deve pianificare, coordinare e supervisionare le attività sulla mobilità.
La querelle si trascina da mesi, anche perché le due questioni sono state al centro di una seduta della commissione Trasparenza lo scorso 9 ottobre, dove Brinchi ha respinto ogni addebito. Adesso arriva un’ulteriore escalation, con l’amministrazione che si rivolge alla magistratura contabile contro un manager che ha scelto direttamente. Senza dimenticare che Brinchi, già dirigente Atac, è molto vicino ai Cinquestelle e soprattutto ha rapporti diretti con l’assessore alla Città in movimento, Pietro Calabrese, e il presidente della commissione Trasporti, Enrico Stéfano, due esponenti di peso nella geografia grillina della Capitale. Da parte dell’azienda si fa sapere che i vertici «rinnovano la massima disponibilità a collaborare con chiunque abbia necessità di chiarimenti o documentazione» e ricordano che «l’ingegner Brinchi ha ribadito di essere disponibile, in qualsiasi momento, a rinunciare sia all’indennità di funzione sia all’incremento da parametro contrattuale». Intanto, dietro le quinte, continua le frizioni tra la macchina amministrativa del Campidoglio e la sua controllata, che ha chiuso l’ultimo bilancio disponibile - quello 2017 e in attesa di approvazione dal socio- con un rosso di 4 milioni di euro.
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