Desirèe Mariottini, un anno dalla morte. La famiglia: «L'hanno uccisa due volte»

Desirèe Mariottini, un anno dalla morte. La famiglia: «L'hanno uccisa due volte»
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Domenica 20 Ottobre 2019, 15:00 - Ultimo aggiornamento: 15:06

Desirée Mariottini è morta un anno fa. «E in questi giorni l'hanno uccisa di nuovo», si dispera la famiglia. Il 19 ottobre del 2018 la sedicenne di Cisterna di Latina è stata trovata su un materasso nello stabile abbandonato di via dei Lucani, a San Lorenzo: la droga, il malore, la violenza di uomini più grandi di lei. Nessuno ha chiesto aiuto, hanno lasciato che il suo cuore si fermasse. 
Ed è tornata a morire di nuovo in questi giorni, a palazzo di giustizia. 
«Meglio lei morta che noi in galera», questo avrebbe detto Yussef Salia - uno degli indagati per la morte della ragazza - mentre lei agonizzava.  «Se lei fosse rimasta a casa non sarebbe venuta a San Lorenzo, e io non sarei in galera». Durante l'udienza preliminare tenuta nei giorni scorsi, il legale di  Salia ha depositato una denuncia contro i genitori della sedicenne per abbandono di minore. «Desirée è stata quasi uccisa e vittimizzata una seconda volta»,  molte associazioni, anche Lgbti, hanno inviato una lettera di protesta e segnalazione al Consiglio nazionale forense e all’Ordine degli avvocati di Latina, al cui albo è iscritta Maria Antonietta Cestra, legale di Yussef, uno dei quattro nordafricani accusati di aver stuprato e ucciso la ragazza. Domani l'udienza preliminare per decidere se i 4 indagati saranno rinviati a giudizio. 

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Desirée Mariottini abitava a Cisterna di Latina con la famiglia, da qualche tempo era vittima della droga, veniva a procurarsela a Roma. I genitori cercavano di tirarla fuori da quel brutto giro in cui era finita la figlia. Ma lei tornava sempre a Roma, prima alla stazione Termini poi nello stabile abbandonato di via dei Lucani, frequentato da tossici e pusher. Il pomeriggio del  18 ottobre arriva lì insieme ad Antonella Fauntleroy, una ragazza conosciuta qualche settimana prima. Antonella, sostengono i pm, più volte le avrebbe venduto la droga pur sapendo che è minorenne. I pusher che incontra le danno la droga, la violentano. La ragazzina va in overdose. Secondo l'accusa sarebbero stati in quattro ad abusare di lei «mediante la costrizione delle braccia e delle gambe»: Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe. Chima, Gara e Minthe sono stati arrestati nemmeno una settimana dopo, mentre Salia è stato fermato a Foggia il 26 ottobre. Sono tuttora in carcere accusati di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti. Domani ci sarà l'udienza preliminare e sarà deciso se rinviarli a giudizio. «Aspettiamo la decisione del giudice – commenta il nonno di Desirée, Ottavio Mariottini – in tribunale, nei giorni scorsi, con le testimonianze per l’incidente probatorio abbiamo rivissuto quel dramma. Non siamo né razionali, né lucidi ma proviamo tanta amarezza. Solo Desy può sapere quello che è successo la notte di un anno fa, ma a sentire le testimonianze in aula di come si sono svolti i fatti è davvero sconvolgente». I familiari della ragazza avvieranno azioni legali nei confronti dell'imputato ch li ha denunciati per abbandono di minori. «Tutti abbiamo proceduto con la denuncia per calunnia e diffamazione. Questa non è una strategia di difesa ma un’offesa basata sulla denigrazione della vittima. È sconvolgente! L’hanno uccisa due volte».
 

 


Tensioni a San Lorenzo durante la manifestazione per Desirée
Presidio antifascista a San Lorenzo dove morì Desiree



La mamma della ragazza, Barbara Mariotti.
«Quale giustizia, per quanto giusta potrà ridarmi Desirée? Penso alle altre persone che erano lì, in preda dei delinquenti, che non hanno avvertito, barattando la loro dose con l’indifferenza. Se avessi saputo, se avessi potuto! Sono un’ergastolana della sofferenza, non ho più mia figlia. Conservo le sue cose come se potessero parlare ma niente, non sento nulla. Quello che mi distrugge è che io lì non c’ero, non ho potuto confortarla, non ho potuto stringerle la mano. Era mia figlia», ha detto al Messaggero.

Ieri, nel primo anniversario della sua morte, è stata celebrata una messa a Cisterna.
E a San Lorenzo, a un anno dalla morte di 
Desirée, quasi niente è cambiato, nonostante l'impegno delle forze dell'ordine per contrastare i pusher nordafricani.  Il civico 22 di via dei Lucani è ancora un luogo di pellegrinaggio, sul cancello il sorriso di Desirée tra cuori e peluche. 

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