Battiato, quella voce come eredità dolente

L'eredità dolente di Battiato: l'ultimo brano "Torneremo ancora", testamento del cantautore gravemente malato
di Silvia Danielli
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Mercoledì 16 Ottobre 2019, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 09:53
MILANO Il suono essenziale del pianoforte, l'accompagnamento lieve e poetico dell'orchestra e la voce di Franco Battiato: è Torneremo ancora, il brano inedito (l'unico) che dà il titolo al nuovo album di canzoni fondamentali della sua carriera suonate insieme alla Royal Philharmonic Orchestra, in uscita venerdì prossimo per Sony Legacy. Una canzone, scritta da Battiato insieme a Juri Camisasca, già in radio da lunedì 14 ottobre, che doveva intitolarsi I migranti di Ganden (una delle tre università monastiche del Tibet) e che racconta del viaggio delle anime verso la purificazione, tema da sempre caro all'artista siciliano.

LA COPERTINA
Difficile che non venga letta come un suo lascito, in questo momento: «Nulla si crea, tutto si trasforma», recita il testo. Alla presentazione del nuovo lavoro avvenuta ieri a Milano, il maestro non era presente perché, come è risaputo, le sue condizioni di salute non sono buone e di certo non è questo inedito che può fornire le prove per dimostrare il contrario, perché è stato registrato tre anni fa. «L'idea era venuta dopo una richiesta di Caterina Caselli che voleva che Franco scrivesse un pezzo per l'album di Andrea Bocelli», chiarisce lo storico manager Francesco Cattini, «poi Torneremo ancora non è stato scelto ma quel brano è rimasto: Battiato non si tiene niente nel cassetto. È stato registrato tra il 2016 e il 2017 con la sua voce guida e nel maggio di quest'anno abbiamo chiamato la Royal Philharmonic Orchestra per chiedere che suonassero la loro parte orchestrale a Londra».

Questa è la risposta dunque anche alle polemiche sollevate nei giorni scorsi da Roberto Ferri, amico di Battiato, che in un'intervista al sito Fanpage.it aveva sostenuto che un anno fa l'artista catanese gli avesse rivelato di non avere alcun inedito da parte. Ferri, infatti, è arrivato a dire: «Con questa operazione discografica hanno voluto tenere in piedi qualcosa che è già morto». L'inedito c'era e in conferenza viene confermato che ce ne sarebbe anche un altro con la voce di Battiato. Proprio quello che Ferri («non ci risulta sia un suo collaboratore fisso», specificano Cattini e il tecnico del suono Pino Pinaxa Pischetola) sostiene di aver scritto con lui, anche se destinato a un altro artista (venne proposto a Tiziano Ferro che lo scartò).

Gli altri brani dell'album, alcune delle pietre miliari della discografia di Battiato da Prospettiva Nevsky a I treni di Tozeur oltre a Te lo leggo negli occhi di Sergio Endrigo, invece, sono stati registrati durante le prove dei quattro concerti italiani dell'artista con la Royal Philarmonic Orchestra nel 2017, a Palermo, Roma, Carpi e Palmanova.

IL RICORDO
Cattini ricorda: «Ogni volta che suonavamo con la Royal ci stupivamo del suono quasi metafisico che riuscivano a produrre, Battiato ne era innamorato. A volte abbiamo persino superato la versione da studio. È come se avessimo prodotto il Fleurs 4». Solo il brano finale, L'era del Cinghiale Bianco, è stato registrato live.

Di quelle registrazioni sono rimasti fuori 5 o 6 brani, magari un giorno verranno pubblicati anche quelli, mentre ieri Universal ha annunciato l'uscita per l'8 novembre in edizione deluxe numerata proprio di Fleurs - La trilogia completa, gli album delle famose cover-riletture di Battiato, pubblicati tra il 1999 e il 2008. A chi pensa che tutto questo possa essere eccessivo, perché venga sfruttato troppo il nome di uno degli artisti più rivoluzionari della musica italiana in un momento così delicato, sia Carlo Guaitoli, il maestro che ha diretto la Royal Philarmonic Orchestra, sia Pischetola rispondono: «In questi anni abbiamo sentito di tutto, senza mai rispondere. È aver visto Battiato commuoversi durante l'ascolto finale del disco che allontana tutte le polemiche». E ancora, Cattini conclude: «Franco al telefono dice di stare bene. Ma non sta abbastanza bene da essere qui con noi».
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