Roma, Ama ai netturbini: «Multate i romani o pagherete voi»

Roma, il diktat Ama ai netturbini: «Multate i romani o sarete multati»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 16 Ottobre 2019, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 13:38

Multate o sarete multati. Mentre i cassonetti continuano a sputare immondizia su strade e marciapiedi dell’Urbe perché i camion dei netturbini non passano, l’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, ha deciso di spedire 300 dipendenti a fare sanzioni. Non si tratta degli ispettori in forza alla società del Campidoglio, quelli che da contratto devono far questo, controllare e punire, ma di capi-squadra di netturbini e spazzini, impiegati, perfino qualche dirigente. Insomma, gente assunta per altri incarichi - per esempio gestire la raccolta della spazzatura... - e che come “extra”, d’ora in poi, darà la caccia a chi lascia i sacchetti fuori dai bidoni, anche se spesso sono stracolmi e non ci sono alternative. L’ordine di servizio sfornato poche settimane fa dall’azienda comunale mette in chiaro che chi non staccherà le multe, sarà a sua volta multato: «Il mancato esercizio dell’attività di controllo/repressione - si legge nella circolare - sarà considerato infrazione disciplinare e come tale sanzionato».

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La misura sembra andare contro le indicazioni arrivate nelle ultime settimane dal Campidoglio. Dopo il caso delle multe beffa a pensionati e casalinghe, colpevoli in tanti casi di avere lasciato soltanto una busta accanto ai contenitori traboccanti di pattume, la giunta di Virginia Raggi aveva schiacciato sul freno, chiedendo ai vigili e agli accertatori dell’Ama di verificare che i cassonetti siano effettivamente «disponibili e fruibili» prima di procedere con le sanzioni. Perché cosa sacrosanta è punire gli incivili che sporcano e oltraggiano Roma - la propaganda social di Raggi li chiama #zozzoni - ma fino a quando la crisi non sarà rientrata, con tanti bidoni di fatto inservibili, rischia di essere colpito dalle multe anche chi non può fare altro che lasciare i sacchetti a terra.

STOP MISURE D’EMERGENZA
L’Ama però sembra tirare dritto. E ha deciso di «potenziare le attività di controllo e repressione dei comportamenti costituenti violazione ai divieti previsti dal Regolamento comunale sul corretto conferimento dei rifiuti», come si legge nell’ordine di servizio. Va detto che la decisione risale a prima che l’ultimo Cda si dimettesse, a inizio ottobre - è il settimo cambio ai vertici di Ama in 3 anni di giunta grillina - quindi tocca capire cosa pensa dell’iniziativa il nuovo amministratore unico, il manager Stefano Zaghis. Si vedrà.

Per il momento sono già stati consegnati i blocchetti dei verbali a 300 dipendenti che, come detto, di norma dovrebbero svolgere altre mansioni, ma che hanno in tasca da tempo l’abilitazione per far multe. E l’ordine è chiaro: o sanzionate o sarete sanzionati. Un passaggio, tutto evidenziato in grassetto, che sembra spingere i dipendenti a fare più contravvenzioni possibile, pur di evitare la contestazione disciplinare. «Finora gli accertatori dell’Ama erano solo 38 - dice Alessandro Bonfigli della Uil - ma ormai 1 su 5 si assenta, quasi tutti per “stress”: non è facile sanzionare i cittadini, in questa situazione».

Viene da chiedersi: ma è il caso di accelerare sulle multe con la città ridotta così? Miglioramenti in vista non se ne vedono, anzi. La Capitale, già in sofferenza, si appresta a vivere un periodo ancora più tribolato, dato che ieri è scaduta l’ordinanza della Regione che obbligava tutti gli impianti del Lazio ad accettare gli scarti di Roma. Ora questa “rete di sicurezza” non c’è più. Anche se il piano con le alternative - come i rifiuti all’estero - non è ancora partito. Il rischio è che le strade diventino ancora più sporche e i cassonetti sempre più pieni.

Le multe a chi lascia una busta a terra accanto a montagne di sacchetti non raccolti e ai contenitori inutilizzabili, intanto, «continuano ad arrivare», come racconta Olga Mannarino, 67 anni, pensionata de La Storta, la prima a far partire i ricorsi contro il Campidoglio. «Qui nel quartiere le notifiche dei vigili non si sono fermate, nonostante le promesse del Comune. Abbiamo dovuto pagarci un avvocato. Un’altra spesa, dopo la Tari che qui a Roma è tra le più alte d’Italia...».

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