Negesa e le atlete “intersex” invitate a operarsi «per restare donne»: Iaaf sotto accusa

Annette Negesa, l'ottocentista ugandese che si è operata per "restare donna"
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Martedì 15 Ottobre 2019, 15:04

Si è dovuta operare per poter continuare a gareggiare con le donne. L'ottocentista ugandese Annet Negesa, talento del mezzofondo africano, ha raccontato alla tv tedesca Ard il suo calvario. La carriera sportiva della velocista si è conclusa dopo l'intervento per “restare donna”, ossia per ridurre il livello di testosterone troppo alto. «Ricordo la sala d’aspetto dell’ospedale di Nizza: tremavo di paura. Ricordo tra i medici il dottor Bermon. Ricordo che mi hanno fatta spogliare, esaminato petto e fianchi e, alla fine della visita, spiegato che la sola possibilità di gareggiare ancora tra le donne era operarmi. Sono uscita col nome di un ospedale della mia Uganda scritto su un foglio. L’incubo è iniziato». La storia di Annette e di altre atlete intersex” raccontate dalla tv tedesca Ard, ripresa dal Corriere. Un atto di accusa alla Iaaf, la federazione internazionale di atletica.

Il caso di Semenya  

I tuoi ormoni sono un problema, le disse un medico federale, ma si risolve. Annet è un’atleta Dsd, con differenze dello sviluppo sessuale: come Caster Semenya ha un livello alto di testosterone e secondo i federali avrebbe un vantaggio sulle altre atlete, «ingiusto» competere con loro. «A chi vuole mantenere identità sessuale femminile, suggeriamo asportazione delle gonadi con vaginoplastica bilaterale e terapia estrogenica. Forse peggiorerà le prestazioni ma permetterà di continuare a gareggiare tra le donne», è l'invito della federazione.  Annett si sottopone all'intervento al Women Fertility Center di Kempala. Ha gravi disturbi, non riprenderà più a gareggiare. Per anni ha taciuto, poi su consiglio di un avvocato ha raccontato tutto alla  Ard che intervista anche un’altra atleta (che ha chiesto l’anonimato) sottoposta allo stesso trattamento. Carsten Semenya, dopo aver perso la causa al Tas di Losanna, ha poi vinto la sua battaglia al Tribunale Federale svizzero qualche mese fa, potendo così tornare a correre gli 800 (e tutte le distanze comprese tra il 400 e il miglio) senza doversi sottoporre ad alcun trattamento.

La velocista  indiana Dutee Chand ha avuto la forza di rifiutare l’intervento e di battersi sul piano legale contro la Iaaf per il suo diritto a gareggiare. L'inchiesta tv ha suscitato l’indignazione dell’Onu («L’operazione può provocare danni psicologici e fisici irreversibili»), convinto 25 atleti francesi a firmare una lettera aperta a Coe e la ministra dello Sport transalpino Maracineanu a chiedere spiegazioni alla federazione. Ma Iaaf nega di aver indirizzato l’atleta all’operazione. Lo scandalo però porta alle dimissioni di Steve Cornelius, che dirigeva il tribunale federale. 

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