Polonia, maggioranza assoluta a Kaczynski: alla Camera anche i nazionalisti di estrema destra

Polonia, maggioranza assoluta a Kaczynski: alla Camera anche i nazionalisti di estrema destra
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Domenica 13 Ottobre 2019, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 10:58
Contraddicendo molte aspettative, almeno alla Camera il partito del leader polacco Jaroslaw Kaczynski ha conservato la sua maggioranza assoluta e potrà continuare, se i risultati definitivi confermeranno gli exit poll, il suo corso conservatore, populista ed euroscettico.

È quanto emerge da primi risultati delle elezioni parlamentari in Polonia dove resta da vedere se le desistenze fra tre gruppi di opposizione finora divisi possano togliere al Pis il controllo del Senato. Al Sejm, la Camera polacca, entrano intanto anche i nazionalisti di estrema destra di Confederazione. Almeno secondo i primi exit-poll, il partito «Diritto e Giustizia» (Pis) di cui Kaczynski è presidente esercitando un enorme influsso sul premier Mateusz Morawiecki e l'intero sistema polacco, avrebbe ottenuto il 43,6 dei voti e soprattutto 239 dei 460 seggi della Camera con un balzo rispetto al 37,6% raccolto nelle precedenti elezioni del 2015. Al 27,4% e 130 seggi si sarebbe fermata Coalizione civica, il principale gruppo di opposizione di centro liberale, formato dalla Piattaforma civica fondata dal presidente dell'Unione europea Donald Tusk e da tre altri partiti, fra cui i Verdi.

La 'Sinistrà, che unisce ad altri partiti l'Alleanza della sinistra democratica (Sld) rimasta fuori dal parlamento nel 2015, avrebbe ottenuto l'11,9% e 43 deputati. Il terzo gruppo che si è accordato per desistere al Senato, dove il Pis a 61 dei 100 seggi, è Coalizione polacca (Kp); questo blocco che include il ruralista e conservatore Partito Popolare Polacco (Psl) avrebbe raccolto il 9,6% e diritto a 34 deputati. Al Sejm entrerebbero anche candidati della «Confederazione Libertà e Indipendenza», apertamente anti-europei, antisemiti e omofobi al punto di definire pedofili gli omosessuali. Quello del Pis è stato il primo governo dalla caduta del Comunismo ad aver rotto con le politiche di austerity dei precedenti esecutivi, sfruttando un periodo di relativa prosperità per distribuire sussidi in cambio dell'appoggio elettorale.

A rendere popolare il partito di Kaczynski, nonostante almeno un paio scandali, è il suo programma di tutela del welfare che ha fatto leva fra l'altro sulla promessa di un nuovo bonus bebè e su un aumento del salario minimo.
Media di Stato hanno esaltato le realizzazioni del Pis e denigrato gli oppositori con modelli di propaganda che hanno ricordato quelli del regime comunista. La Chiesa cattolica, con saldissime radici nel Paese, ha ampiamente appoggiato Kaczynski e il suo partito, che si sono proposti come difensori dei valori tradizionali, della famiglia e della fede che ritengono minacciata dalla 'ideologia Lgbt'. Un appello a un voto di centro-sinistra e filo-europeo era venuto dalla scrittrice da poco insignita del Premio Nobel per la letteratura Olga Tokarczuk, secondo la quale è in gioco la democrazia nel Paese. Il Pis ha introdotto riforme che, secondo l'Unione europea, hanno messo a rischio lo stato di diritto in Polonia. Quella della Giustizia ha dato al Pis un potere senza precedenti su procure e tribunali, fra l'altro attraverso l'unificazione dei ruoli di procuratore generale e ministro della giustizia, che ha eliminato una basilare distinzione fra il potere politico e quello giudiziario.
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