Chiamare il 112 svedese e scoprire che è peggio di quello di Roma

Stoccolma in una foto di Manuel Pogany
di Pietro Piovani
2 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Ottobre 2019, 01:18 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 00:13
Manuel è romano, e perciò abituato all'inefficienza, inoltre ha vissuto in Sud America, in uno di quei Paesi dove girare per la strada può essere abbastanza pericoloso. Per cui ha affrontato la vacanza in Svezia convinto di trovarsi in un'oasi di serenità e di precisione. Quando, la settimana scorsa, passeggiando per il centro di Stoccolma, ha notato un uomo con il cappellino che camminava poco più avanti, e che agitava la testa a scatti, non si è preoccupato più di tanto: dentro di sé ha pensato
«poveretto», e poi ha pensato anche «fammi cambiare marciapiede, che non si sa mai», ma senza agitarsi. La situazione si è complicata quando l'uomo con il cappelletto ha estratto dalla tasca una pistola, guardandola con sorpresa, come se si stesse domandando «che ci fa questa pistola nella mia mano?». A quel punto Manuel ha capito che era il caso di avvertire qualcuno.

Ha fermato un signore che stava facendo jogging con il cane al guinzaglio, gli ha spiegato (in inglese) ciò che aveva visto e lo ha invitato a chiamare la polizia. Ma il signore in tenuta da jogging non aveva con sé un telefono. «Usi il mio», ha proposto Manuel. Lo svedese ha composto il numero della polizia locale, ha detto qualcosa in svedese al centralinista, ed è stato messo in attesa. Intanto Manuel dentro di sé pensava: «Siamo in Svezia, tra un minuto e mezzo saremo circondati di pattuglie». Invece i minuti passavano, e al telefono c'era ancora la musichetta dell'attesa. Manuel ha fatto timidamente osservare al jogger svedese che quella telefonata la stava pagando con tariffa internazionale, e lui allargando le braccia gli ha risposto sconsolato “Swedish police», come a dire: so' i peggio.

Dopo 10 minuti finalmente è arrivato al telefono un agente, ed è cominciata una lunghissima discussione in svedese, almeno un quarto d'ora, sempre a tariffa internazionale, infine, dopo aver riattaccato, il maratoneta ha riassunto così: «Manderanno una volante, credo». Su quel “credo” («I think») Manuel ha visto crollare per sempre il mito dell'efficienza scandinava, e ha quasi rivalutato il tanto criticato 112 di casa nostra.

(Nella foto, un'immagine di Stoccolma scattata da Manuel Pogany)

pietro.piovani@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA