Turchia, l'ombra dei jihadisti tra i combattenti: trucidati 6 civili

Turchia, l'ombra dei jihadisti tra i combattenti: trucidati 6 civili
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Sabato 12 Ottobre 2019, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 10:40

L'offensiva di terra turca contro i curdo-siriani nel nord-est della Siria è entrata nel vivo oggi con l'avanzata delle milizie arabe filo-Ankara - tra cui figurano anche elementi jihadisti - su una cittadina strategica sul confine, dove sono penetrate dietro la prima linea di difesa, minacciando la principale arteria stradale della regione. Salgono intanto i bilanci delle vittime tra i civili e tra le forze in campo. È impossibile verificare in maniera indipendente sul terreno le informazioni fornite dai diversi organi di propaganda, ma fonti concordanti parlano di almeno 40 civili siriani uccisi negli ultimi tre giorni. La Mezzaluna Rossa curda ha stilato una lista di 60 civili uccisi fino a ieri sera. Tra le vittime ci sono anche donne e minori. Altre vittime civili si registrano sul lato turco della frontiera. Secondo Ankara le milizie arabo-siriane filo-turche hanno preso il controllo della cittadina frontaliera di Ras al Ayn, uno dei due ingressi dell'operazione di terra turca. La circostanza è stata smentita dalle forze curde. A Ras al Ayn si combatte casa per casa e il centro urbano potrebbe cadere nelle prossime ore. Né vi è ancora conferma che le milizie filo-Ankara siano riuscite interrompere l'autostrada M4, che unisce la regione da ovest verso est. Ed emergono inquietanti notizie, non confermate, di «esecuzioni sommarie» di almeno sei civili da parte dei miliziani arabi appoggiati dalla Turchia, molti dei quali di ideologia qaidista. Intanto le autorità curdo-siriane si sono appellate agli Stati Uniti perché «si assumano le loro responsabilità morali».

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Raid anti-curdi, Usa chiedono lo stop.​ Onu: almeno 100mila sfollati. Miliziani Isis in fuga

 


I turchi sapevano della presenza americana nel nord est della Siria quando hanno sparato colpi di artiglieria. E l'attacco potrebbe essere stato voluto. Lo riferiscono al Washington Post alcuni funzionari americani, sollevando l'ipotesi che la Turchia abbia volontariamente bombardato vicino all'avamposto americano con il probabile obiettivo di allontanare le truppe statunitensi dal confine. Brett McGurk, l'ex inviato speciale di Barack Obama e Donald Trump nella campagna contro l'Isis, ritiene che l'attacco turco «non è stato un errore».

«Le guerre senza fine devono finire».
Lo twitta il presidente americano Donald Trump, difendendo indirettamente la sua decisione sulla Siria.




Le forze curde chiedono agli Usa di chiudere lo spazio aereo di fronte alle incursioni dei jet di Ankara. Ieri sera una postazione di militari Usa era finita sotto il fuoco dell'artiglieria turca, senza che vi fossero vittime. La base era stata subito evacuata, ma oggi pomeriggio i militari di Washington sono tornati nell'avamposto. Il Pentagono ha comunque messo in guardia la Turchia dall'evitare azioni che possano tradursi in un'immediata azione di difesa americana. Sempre sul piano politico, la Turchia è stata fortemente condannata in maniera unanime dalla Lega Araba, riunitasi d'emergenza al Cairo. Nella capitale egiziana si è anche concretizzata un'intesa per riammettere la Siria in seno all'organizzazione panaraba, dopo che la sua partecipazione era stata sospesa nel 2011 durante le sanguinose repressioni governative contro le proteste popolari anti-regime. E il presidente russo Vladimir Putin, che sostiene il regime siriano e che da anni ha inviato i suoi soldati in Siria, ha affermato che tutte le truppe straniere presenti «illegalmente» in Siria devono andare via. «Se il futuro legittimo governo della Siria dovesse dire che non ha bisogno che le truppe russe siano presenti lì, questo riguarderebbe anche la Russia», ha aggiunto Putin. L'Iran, altro alleato di ferro di Damasco, si è detto disponibile a mediare tra Siria e Turchia. Il ministro degli Esteri Javad Zarif ha fatto riferimento all'accordo siro-turco di Adana del 1998, in base al quale Damasco si impegna a non ospitare i miliziani curdi del Pkk, la cui ala siriana è da anni padrona del nord-est del paese.
 




Scontro Trump-Erdogan: «Ankara fermi gli attacchi». Scontro Trump-Erdogan sull'attacco ai curdi in Siria: «Fermi la guerra», avverte il presidente Usa. «Avanti nonostante le minacce», la replica di Erdogan. Nel frattempo Stati Uniti e Europa sono pronti ora a «severe sanzionì contro Ankara mentre monte la preoccupazione sui foreign fighter. Almeno 100mila civili in fuga dall'inizio dell'offensiva.

Secondo Ankara, sarebbero 342 i
«terroristi neutralizzatì. Per i curdi, 5 miliziani dell'Isis sono fuggiti dopo il raid turco in un carcere.

Truppe americane sotto attacco a Kobane. Le truppe americane si sono ritrovate nelle ultime ore sotto il fuoco dell'artiglieria turca nei pressi di Kobane, nel nord della Siria. Lo ha reso noto Brook Dewalt, un portavoce del Pentagono citato dal Washington Post. Non ci sono state conseguente per i soldati americani. «L'esplosione è avvenuta a poche centinaia di metri da un sito all'esterno della zona del 'meccanismo di sicurezza', in un'area in cui i turchi sapevano della presenza delle forze americane», ha sottolineato Dewalt.

La notizia arriva nel quarto giorno di operazioni della Turchia nel nord della Siria, dove mercoledì è scattata la terza offensiva turca dal 2016. Il ministero della Difesa di Ankara ha chiarito che i militari turchi non hanno aperto il fuoco contro le truppe americane e ha precisato che «il fuoco è cessato a seguito della questione che ci è stata segnalata dagli Usa». Ankara ha confermato un intervento dei suoi soldati in risposta a un attacco contro un suo avamposto militare a sud della città turca di Suruc.

Pentagono: «Nessun americano ferito». Le truppe americane sono finite in Siria sono finite sotto i colpi di artiglieria della Turchia, con un'esplosione a poche centinaia di metri da dove si trovavano i militari. Lo afferma il Pentagono, sottolineando che nessuno è rimasto ferito e che le truppe non si sono ritirare da Kobane, dove si trovavano. I turchi, riferisce il Pentagono, sapevano che nell'area c'erano truppe americane.

Le forze curde in Siria chiedono agli Stati Uniti di «assumersi le proprie responsabilità morali» e di «rispettare le promesse» dopo aver accusato Washington di averle abbandonate davanti all'offensiva delle truppe turche. «I nostri alleati ci avevano garantito la loro protezione», invece «ci hanno abbandonati con la loro ingiusta decisione di ritirare le loro truppe alla frontiera turca», hanno deplorato le Forze democratiche siriane in un comunicato letto davanti ai giornalisti.
 

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