Napoli, rapita e stuprata dall'ex, il racconto choc di Romina: «Non si è fermato neanche davanti a nostra figlia»

Napoli, il racconto choc di Romina: «Io, rapita e stuprata davanti a nostra figlia»
di Viviana Lanza
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Venerdì 11 Ottobre 2019, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 13:49

NAPOLI - «È la notte il momento più difficile. Non riesco a dormire e ho paura». Romina (il nome è di fantasia) è la giovane donna che il 15 settembre scorso fu rapita insieme alla figlia di un anno e mezzo, tenuta sotto sequestro per ore e violentata dal suo ex compagno. Anche se lei era già sotto protezione in una casa famiglia ma lui riuscì a localizzarla, la seguì e attuò il suo terribile piano.

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«Ho temuto di essere uccisa» dice. Ora è di nuovo in una località protetta, mentre il suo aggressore è in carcere. Romina ha dovuto ricorrere alle cure dei medici, in ospedale, e sta seguendo un percorso per superare le conseguenze della violenza subita. Sul piano giudiziario, assistita dall'avvocato Giovanna Cacciapuoti, è parte offesa al centro di un'inchiesta ancora in corso che vede il suo ex compagno accusato di reati che vanno dalla violenza al sequestro di persona.

È trascorso quasi un mese da quel terribile giorno. Come sta adesso?
«Sto lentamente riprendendo la mia vita e la mia serenità ma è davvero molto difficile. La notte non riesco a dormire, soffro di insonnia e vivo con il terrore che lui possa tornare a farmi del male, magari tramite qualcuno, visto che adesso è in carcere. Vivo sempre con l'ansia che possa accadere qualcosa a me o ai miei figli. Sente come urla la piccolina? Non mi lascia nemmeno parlare un attimo sulla porta. Purtroppo lei ha assistito alle violenze del mio ex compagno. Lui non si è fermato nemmeno davanti a sua figlia».

È di nuovo in una casa famiglia?
«Sì, devo starci per motivi di sicurezza. Ho dovuto però lasciare il mio figlio più grande, che ha otto anni, che è nato da una mia precedente relazione e temporaneamente sta con il padre. Non è facile affrontare questa situazione. Qui sono da sola con la mia bimba più piccola. Ho dovuto lasciare la mia casa, i miei familiari, il mio cane. Ho dovuto cambiare abitudini, adeguarmi alla convivenza con altre donne. Non è facile».

Non le sembra anche un po' ingiusto guardandola da una prospettiva più personale?
«Sì, pensi che prima di quel 15 settembre io ero in casa famiglia e ci stavo da luglio perché avevo denunciato il mio ex compagno. Ebbene in quei mesi estivi io ho dovuto vivere nella casa famiglia rinunciando a vivere la mia vita normale e a vivere lontana dai miei affetti più cari e lui è stato libero di fare tutto quello che voleva e persino la vacanza. Perché contro di lui non fu adottata alcuna misura e il caso archiviato visto che lui, dopo la mia denuncia, denunciò me sostenendo che i graffi che gli avevo fatto sul viso, mentre tentavo di difendermi, fossero i segni di una mia aggressione».

Come la rintracciò quel giorno?
«Il 15 settembre uscii per accompagnare mio figlio e affidarlo a mia madre. Una volta salutati, mentre stavo per avviarmi ai treni a Piazzale Tecchio per ritornare alla casa famiglia, lui mi raggiunse. Era in un'auto diversa dalla sua, che non potevo riconoscere. Mi vide terrorizzata e mi disse con voce pacata che era lì sono per vedere la figlia. Ma, un secondo dopo, prese la bimba dal passeggino e mi disse che se non fossi salita in macchina se ne sarebbe andato da solo con la piccola. Cominciò a girare senza una meta precisa, mi rimproverava di essere la causa per cui non vedeva più la figlia e mi dava forti pugni in testa. Ero in lacrime, la bimba impaurita. In Tangenziale aprii la portiera nella speranza che qualcuno ci notasse ma lui mi tirò per i capelli. Al distributore di benzina scesi dalla macchina correndo con la piccola in braccio ma lui mi inseguì e mi trascinò di nuovo dentro per i capelli mentre imploravo un benzinaio di aiutarmi. Vagammo fino quasi all'alba, poi arrivammo nella sua casa a Licola, lì mi chiuse in una stanza, mi costrinse a un rapporto sessuale».

Ma lei riuscì a inviare un sms.
«Sì un messaggio vocale a mia madre. È stato la mia salvezza. Il mio ex è diventato violento durante la convivenza, per quasi due anni ho subito nella speranza che lui potesse cambiare ma mi sbagliavo».

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