Stalking e minacce all'ex compagna: Perugia, condannato poliziotto

Stalking e minacce all'ex compagna: Perugia, condannato poliziotto
di Enzo Beretta
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 18:56
PERUGIA - Condannato a dieci mesi di reclusione (pena sospesa) un ex poliziotto della questura di Perugia, attualmente in pensione, ritenuto responsabile dal giudice Valerio D’Andria dei reati di stalking e minacce nei confronti dell’ex compagna. Il processo, con rito abbreviato, si è svolto ieri mattina nel palazzaccio del tribunale di Perugia: al termine della requisitoria il pubblico ministero Laura Reale della Procura della Repubblica aveva sollecitato una pena di due anni ma il giudice per l'udienza preliminare ha escluso l’ipotesi legata ai maltrattamenti. In virtù della scelta del rito abbreviato l’imputato (difeso dall’avvocato Alessandro Vesi) ha ottenuto lo sconto di un terzo della condanna.

La vicenda giudiziaria proseguirà anche in sede civile: la parte civile ha infatti ottenuto una provvisionale di risarcimento immediatamente esecutiva di cinquemila euro.
Le contestazioni elencate nel capo di imputazione della Procura risalgono al 2013 e al 2014, dunque a quando l’agente - 58 anni - prestava ancora servizio in questura. Il giudice D’Andria, lo stesso magistrato che si è occupato della complessa indagine di Concorsopoli, ha escluso per l’agente la prima accusa legata ai presunti maltrattamenti nella quale si parlava di un «regime di vita umiliante e degradante» patito dalla donna, offesa con frasi come: «Ti ho preso dai bordelli, ti ho preso dai night e ti ho ripulito». Nel primo capo delle imputazioni si parla anche di «minacce di morte qualora lei lo avesse denunciato». «Prova ad andare in questura, è la mia parola contro la tua - sono le frasi riportate dal magistrato inquirente, evidentemente raccolte in denuncia -. Figurati se ti danno ascolto, sai chi sono io in questura…». Oppure, ancora: «Prova a parlare con la mia ex moglie e vedi che ti succede». 

Il giudice Valerio D’Andria ha cassato queste accuse, comprese le presunte «aggressioni fisiche con schiaffi al volto e pugni sulle braccia» e la presunta stretta del cavo del computer attorno al collo della persona offesa (rappresentata in aula dall’avvocato Carmen Ambra). E’ per questa ragione che la richiesta di condanna, rispetto alla pena inflitta, è superiore. Per il giudice il 58enne è comunque responsabile dei aver minacciato l’ex compagna che nell’estate del 2013 - secondo la Procura di Perugia - è stata minacciata con un coltello alla gola dall’agente che le urlava «Tu prova a parlare con la mia ex e vedi che ti succede…». Stando alla versione accusatoria presunti episodi di stalking - reato riconosciuto dal giudice per l’udienza preliminare dinanzi al quale si è concluso ieri il processo - si sono consumati «anche in luoghi aperti al pubblico» e al telefono, atteggiamenti ritenuti tali da «cagionare alla donna un perdurante e grave stato di ansia e di paura» che le hanno «ingenerato un fondato timore per l’incolumità propria e dei prossimi congiunti» costringendola «ad alterare le proprie abitudini di vita». Offese, parole ingiuriose e minacciose - «Te la faccio pagare» oppure «Il tuo nuovo compagno è un verme» - sarebbero state pronunciate dal poliziotto che «poneva in essere frequenti appostamenti presso l’abitazione della persona offesa, transitando a bordo della propria auto e indirizzandole gesti di ingiuria, quale il dito medio, o di minaccia, mimando il gesto di una pistola puntata alla tempia».
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