Ibra, Malmoe gli dedica una statuta: «Pronto a tornare in serie A»

Ibra, Malmoe gli dedica una statuta: «Pronto a tornare in serie A»
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Martedì 8 Ottobre 2019, 19:59 - Ultimo aggiornamento: 20:10
«Se sarei ancora pronto per la Serie A? Al 100%. Per come mi sento e per come gioco, faccio ancora la differenza, in Italia e in tutti i paesi. Il ritiro? Vediamo, ci sono tante cose a cui pensare, come vedere fisicamente che opportunità c'è. Ma per giocare in Italia, non vedo nessun problema, faccio meglio di quelli che ci sono». Lo ha detto Zlatan Ibrahimovic, ai microfoni di Sky a Malmoe dove oggi è stata svelata la sua statua. L'ex attaccante di
Juve, Inter e Milan ha parlato delle sue ex squadre.
«Juventus? Secondo me, sta facendo grandi cose, è il simbolo del calcio italiano, anche per i calciatori e per le individualità che ci sono in squadra. L'Inter? Ha un grande allenatore, sta spingendo un pò, anche tanto. Altre squadre ci stanno provando ma, secondo me, non sono a livello della Juventus. Un po' dietro la Juve, c'è l'Inter, secondo me. Milan? Mi dispiace tanto, perché per me il Milan deve essere un club top, non solo come risultati, ma anche come investimenti. Deve avere i migliori giocatori che ci sono nel mondo. Però, oggi non mi sembra che la situazione sia così».
Sul come fare Ibra ha le idee chiare. «Secondo me, devi fare degli investimenti, perché tutto arriva dal proprietario, da chi sta sopra e comanda. Se non fai investimenti, non arrivi da nessuna parte, perché la qualità non è gratis». L'attaccante dei Los Angeles Galaxy sul fatto che Ancelotti ha detto che lo allenerebbe molto volentieri al Napoli, ha aggiunto: «Sicuro. Ho un bel rapporto con Ancelotti, è un grande allenatore ma, soprattutto, è una grande persona. Ho avuto la fortuna di conoscere prima la persona e poi di lavorare con lui, di averlo come allenatore. Mi spiace sia durato solo un anno, avrei voluto più anni, perché era un bel periodo per la mia carriera e, secondo me, anche per lui».

L'attaccante svedese ha poi parlato della statua che lo rappresenta nella sua città. «Adesso che ci sono due Ibrahimovic, il mondo è un posto migliore, peggiore o più pericoloso? Migliore e più pericoloso. Uno è originale e uno vive per sempre. Sono molto contento, molto onorato, non sembra reale, però lo è. Significa che ho fatto qualcosa in carriera, che ho lasciato una stampa dietro di me, che starà là, per sempre. Non c'è cosa più bella di questa statua, ci sono giocatori che vincono trofei e ci sono giocatori che vincono trofei e che hanno anche la statua. Sono molto contento». Rosengård, lo chiamavano il ghetto, ora Ibra potrà essere un esempio, ancor di più da oggi. «Sicuro. Possono pensare che è possibile, se l'ho potuto farlo io, possono farlo tutti. Non sono più speciale di altri, siamo tutti uguali, da dove arrivi non è importante. Se non sei il benvenuto non è importante, basta che credi in te stesso, che hai grande voglia, che lavori e il successo arriva per tutti in un modo o in un altro. Se è vero che ho detto all'artista »Devi fare la statua migliore che tu abbia fatto?« Più grande possibile -ho detto-. Non è solo la Svezia che deve vedere questa statua, ma tutto il mondo, così possono vederla anche quelli di altri paesi».
Infine sugli obiettivi a stretto giro, ci sono i playoff negli Stati Uniti. «Speriamo di vincere, perché qua (riferito alla MLS americana, ndr) c'è un altro sistema, funziona in un altro modo, non è solo tipo un campionato, ma devi entrare nei playoff e, una volta entrato, o vinci o perdi. Adesso, però, una partita alla volta».
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