«Il calcio non è un gioco da signorine», il ds Roma Petrachi si scusa: «Non volevo offendere nessuno»

Ct Italia femminile: «Petrachi? Le sue parole sono dell'altro mondo». Gama: «Uscita infelice»
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Lunedì 7 Ottobre 2019, 17:16 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 10:32

«Mi scuso se qualcuno si è sentito offeso dalle mie parole. Non era affatto mia intenzione insinuare che il calcio sia uno sport solo per uomini e non adatto alle donne». Al telefono con l'ANSA Gianluca Petrachi, ds della Roma, ripristina la realtà storica dopo la sua frase infelice sul calcio «non è sport da signorine». «Ero molto arrabbiato - aggiunge - perché non era stato convalidato un gol che ritenevo regolare e volevo sottolineare quanto il calcio sia - ed è sempre stato - uno sport fisico e di contatto». «Il calcio è di tutti - ha concluso Petrachi - e alla Roma siamo molto orgogliosi della nostra squadra femminile e di promuovere il calcio femminile».

Le parole del ds della Roma, Gianluca Petrachi  hanno scatenato le polemiche. «Questa frase, che il calcio non è uno sport per signorine, è del 1909 e l'ha pronunciata Guido Ara. Sono passati 110 anni e credo che dovremmo andare avanti. È un modo di pensare un po' primitivo ma, nel frattempo, la società si è evoluta». Così la ct della Nazionale femminile, Milena Bertolini, commenta le parole del ds giallorosso, dopo le polemiche seguite all'arbitraggio di Roma-Cagliari. «Quello di Petrachi - continua Bertolini - è il pensiero medio degli italiani verso le donne che fanno calcio».

«Bisogna capire cosa voleva dire con quella frase: se intendeva che le donne sono più fragili, non sono determinate e non hanno forza non ha la conoscenza esatta di cosa vuol dire essere donna e fare calcio per una donna. Credo anzi che nel modo più assoluto il calcio sia uno sport per donne», aggiunge Milena Bertolini. «Lo abbiamo dimostrato ai Mondiali, nei quali si è vista grande aggressività e contrasti, temperamento e niente piagnistei». Bertolini sottolinea di non essere d'accordo con Petrachi, perché, «quando si parla - dice - si deve stare attenti, le parole sono importanti e danno significato ai nostri pensieri. Se il pensiero di Petrachi è quello che sembra non lo condivido. Per la forza che hanno le donne e la capacità di soffrire che hanno, il calcio è uno sport per donne».

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La capitana. «Petrachi ha fatto un'uscita molto infelice, glielo stanno facendo notare tutti. Il linguaggio plasma la realtà, questo linguaggio forse non corrisponde a quello che lui pensa. Il linguaggio è importante e dimostra che, per quanto cerchiamo di progredire, per il cambio culturale serve tempo». Così Sara Gama, capitano della Nazionale femminile di calcio, risponde a Petrachi, ds della Roma. «Le sue parole dicono che non riusciamo a levarci queste cose di dosso e ogni retropensiero. È un'uscita ampiamente infelice in un tempo ampiamente sbagliato», aggiunge.

Il parere contrario. Di avviso diverso Carolina Morace«Le parole di Petrachi? È una cosa che direi anche io se le mie calciatrici giocassero in punta di piedi, non la trovo una cosa offensiva». Carolina Morace commenta così all'agenzia Adnkronos le parole pronunciate ieri dal direttore sportivo della Roma, Gianluca Petrachi, che commentando l'episodio avvenuto nel finale di Roma-Cagliari ha affermato: «Il calcio non è un gioco da signorine. Allora andiamo a fare danza classica no? Ma questo è un gioco di maschi». «Non sono parole offensive, nella maniera più assoluta. Anche io alle mie giocatrici in alcune circostanze potrei dire che non siamo né signorine né ballerine», sottolinea Morace, ex allenatrice del Milan femminile, schierandosi con il dirigente giallorosso.

Il ministro. «Penso che nello sport si debba avere necessariamente cittadinanza e grande rispetto per tutti e per tutte» ha detto il ministro per lo sport, Vincenzo Spadafora, commentando le dichiarazioni sul calcio che «non è sport per signorine» pronunciate ieri del ds della Roma, Gianluca Petrachi. «Trovo che quelle affermazioni - ha aggiunto - non siamo coerenti con ciò che rappresenta lo spirito sportivo e manifestino un'arretratezza culturale di cui non avevamo bisogno».

 

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