Trieste, il killer non risponde ai pm: sequestrate le fondine. «Ha esploso 23 colpi». Gip convalida il fermo

Trieste, l'indagato non risponde agli inquirenti
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Sabato 5 Ottobre 2019, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 00:45

Ha sparato sedici colpi, dentro e fuori la Questura, lasciando a terra i due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ai quali aveva sottratto la pistola dalla fondina. Ora quelle custodie sono al centro di una polemica e sono state sequestrate, assieme alle armi, con cui Alejando Augusto Stephan Meran ha ammazzato i due poliziotti, ferito un altro e seminato il panico in un pomeriggio di follia. Il gip ha convalidato il fermo dell'uomo.

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La madre dell'uomo chiede «di perdonarlo» e ricorda la malattia mentale del figlio: «sentiva le voci -dice- stava male». Ma in Italia non era in cura presso il servizio di igiene mentale come invece lo era in Germania dove l'uomo, con madre e fratello, aveva vissuto. Forse anche per il suo disagio Alejandro dopo i due omicidi si è chiuso nel silenzio e non ha risposto neanche al magistrato. Il giorno dopo la tragedia, Trieste, scioccata dalla violenza del giovane dominicano, si stringe a se stessa e, in particolare, intorno alla Questura. E si pone domande che solo l'inchiesta potrà chiarire per accertare come sia stato possibile che un'operazione di routine, come quella di accompagnare un accusato di furto presso gli uffici della Questura -scortato anche dal 118- sia sfociata in un pomeriggio di sangue.

Due sono le vittime ma, stando alla ricostruzione della Questura, il bilancio avrebbe potuto essere più grave. In questo senso l'inchiesta dovrà accertare, tra l'altro, l'efficienza delle fondine. Tanto che gli inquirenti le hanno sequestrate insieme con le armi. Ma il Dipartimento della pubblica sicurezza interviene per precisare che «allo stato degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell'arma del collega ucciso per primo». E dunque sottolinea che non ci sono prove del collegamento tra l'avvenuta tragedia ed eventuali difetti delle custodie. Tuttavia, i punti chiari e chiariti sono tanti: sebbene l'omicida non abbia risposto al pm, che lo ha interrogato in ospedale, si è esclusa qualunque correità del fratello, Carlysle, nella vicenda. Fratello che invece ieri, avendo raccolto la confessione di Alejandro sul furto del motorino, aveva subito chiamato la polizia. Il Gip dovrà decidere se confermare una ordinanza di custodia in carcere o no; le accuse sono di omicidio plurimo e tentato omicidio.

La madre dell'assassino, chiusa nella sua casa piange, chiede «perdono cento volte». Gente tranquilla con il problema di quel figlio che due sere fa diceva a mamma Betania di «sentire delle voci». L'indomani avrebbe rubato un motorino e, una volta portato in Questura, su consiglio del fratello e con Betania che aspettava in auto, scatena l'inferno proprio in Questura tentando poi, armi in pugno, di fuggire. È incessante il tributo ai due giovani poliziotti uccisi. Le forze dell'ordine e i vigili del fuoco hanno commemorato i due caduti giungendo con decine di auto davanti alla Questura dove erano disposti in fila parenti e colleghi di Pierluigi Rotta e Matteo Demenigo e, rompendo un silenzio irreale, hanno fatto scattare le sirene.

Il Questore, Giuseppe Petronzi, ha pianto e stretto centinaia di mani. Non solo a Trieste: in tante città si svolgono analoghe testimonianze. Poi la Questura di via di Tor Bandena - bonificata e analizzata minuziosamente dalla Scientifica - finalmente apre le porte e per tutto il pomeriggio entrano migliaia di persone. Chi depone un fiore, chi viene per una preghiera, chi soltanto per testimoniare con la propria presenza il dolore e la volontà di andare avanti. Nella vicina Gorizia la commemorazione delle vittime è molto emozionante. Trieste, orfana di due suoi poliziotti, sospende anche le gare e le manifestazioni che preludono alla più grande regata del mondo, la Barcolana. Il sindaco dichiara il lutto cittadino per Pierluigi e Matteo, morti con la divisa che amavano

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