Poliziotta incinta al concorso, più tutele e niente prove fisiche grazie alla denuncia di Mind The Gap

Poliziotta incinta al concorso, più tutele e niente prove fisiche grazie alla denuncia di Mind The Gap
di Alessia Marani
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Sabato 5 Ottobre 2019, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 21:58

Vittoria. Mentre V. V., aspirante poliziotta siciliana di 29 anni, ha presentato ricorso contro l'esclusione - di fatto - dalle prove fisiche dell'ultimo concorso per 1851 allievi agenti, perché in gravidanza, le donne che, nel futuro, prenderanno parte ai bandi per il reclutamento di personale nelle forze dell'ordine e che, nel frattempo, rimarranno incinte, godranno di una particolare tutela.

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Lo ha stabilito il Consiglio dei Ministri che, su proposta del ministro per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone, ha appena approvato, in esame preliminare, due decreti legislativi che, in attuazione della legge 1° dicembre 2018, n. 132, introducono disposizioni integrative e correttive in materia di revisione dei ruoli delle Forze di polizia. La decisione arriva proprio dopo la denuncia apparsa sul Messaggero ad agosto, dell'esclusione subita dalla 29enne che, al quarto mese e con minacce di aborto, mai avrebbe potuto sostenere le prove fisiche.

La Consap, Confederazione sindacale autonoma di polizia, parlò allora di una «chiara discriminazione sessista», appellandosi ai vertici dello Stato per chiedere una sanatoria al grave vulnus che trasformava la gravidanza in un ostacolo professionale. Nel caso specifico, la 29enne siciliana aveva partecipato a un bando indetto addirittura nel 2017. Superata la prima selezione, solo quest'estate era arrivato il momento della dimostrazione di «efficienza fisica», comprendente la corsa dei mille metri, il salto in alto e il sollevamento della sbarra. Sforzi che la donna non avrebbe mai potuto sostenere senza correre il rischio di perdere il nascituro in grembo. Per questo aveva chiesto di potere rinviare la prova, ma inutilmente. Il regolamento, infatti, vietava di andare oltre l'ultima data utile nella sessione in corso, ovvero il 6 agosto. Di fatto, per lei si chiudeva così ogni possibilità di realizzare il sogno di una vita, dal momento che per raggiunti limiti di età, non poteva partecipare al concorso successivo. Se V.V. ora è in attesa dell'esito del ricorso, per le altre donne che parteciperanno alle selezioni per entrare in polizia, carabinieri e guardia di finanza, si aprono spiragli.

Non dovranno più rimandare il desiderio di maternità, né affrontare prove rischiose pur di non perdere l'opportunità di un posto di lavoro. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha comunicato che, nell'ambito dei nuovi decreti, «particolare tutela è riservata alle donne in stato di gravidanza che partecipano ai concorsi pubblici per il reclutamento. Si prevede, in particolare, che in caso d'impossibilità di essere sottoposte agli accertamenti per l'idoneità fisico-psico-attitudinale, siano ammesse d'ufficio, anche in deroga, per una sola volta, ai limiti di età, a svolgere i predetti accertamenti nell'ambito del primo concorso utile successivo alla cessazione dello stato di gravidanza».

Per la Consap si tratta di «una conquista di civiltà e di un incentivo alla maternità quanto mai necessario in un Paese come il nostro in piena denatalità». «Il Tar di Roma - spiega il segretario nazionale del sindacato, Cesario Bortone - discuterà il 15 ottobre in merito alla vicenda della 29enne esclusa. Adesso, l'auspicio è che l'amministrazione voglia scongiurare il pronunciamento applicando all'aspirante collega le norme contenute nel Decreto e riconoscendo alla candidata la stessa strada che la legge ora le offre».

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