Gran Bretagna, «Tafida Raqeeb non deve morire»: l'alta Corte ha deciso. La bimba di 5 anni andrà a Genova

Gran Bretagna, «Tafida Raqeeb non deve morire»: l'alta Corte ha deciso. La bimba di 5 anni andrà a Genova
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 11:10

Tafida Raqeeb non può essere condannata a morire solo perché, forse, non può guarire. C'è un giudice a Londra, questa volta; ed è un giudice pronto a decidere - a differenza di casi recenti analoghi, per quanto non identici - in favore del ricorso presentato dai genitori contro la scelta di staccare la ventilazione avanzata dai medici del Royal London Hospital a una bambina di 5 anni mai risvegliatasi del tutto da un'operazione al cervello subita a febbraio. Una decisione che di fatto apre le porte al trasferimento al Gaslini di Genova, pronto a continuare ad assisterla e scelto dalla famiglia come meta preferita. Anche se sull'epilogo pesa ancora la possibilità di un ricorso ulteriore dell'ospedale londinese alla Corte Suprema del Regno. In ogni modo, salvo intoppi inopinati, da oggi la piccola - che vive in uno stato di coscienza minima e secondo tutte le diagnosi non prova dolore - potrebbe essere fatta partire. «Siamo felici di poter accogliere Tafida -, ha commentato a caldo Paolo Petralia, direttore generale del Gaslini -, se non sempre è purtroppo possibile guarire, sempre è doveroso prendersi cura» dei pazienti. Il verdetto - definito «sensazionale» dal Daily Mail online - è stato emesso da Alistair MacDonald, giudice dell'Alta Corte d'Inghilterra. I genitori della bambina - Shelina Begum, avvocato di 39 anni, e Mohammed Raqeeb, perito edile di 45, residenti nella zona est di Londra - avevano fra l'altro invocato la propria fede islamica e il richiamo alla libertà di religione e di movimento a sostegno della loro istanza. Ma MacDonald ha ignorato questi aspetti, sottolineando piuttosto la differenza fra i casi di malati terminali o inguaribili che soffrono e quello d'una bambina a cui gli stessi specialisti non negano una potenziale aspettativa di vita di 20 anni e magari di più. Mentre ha bocciato il punto di vista del trust che amministra il Royal Hospital secondo il quale mettere fine alla esistenza di Tafida sarebbe stato «nel suo miglior interesse» sol perché, sebbene non del tutto incosciente, ella non ha consapevolezza né speranze riconosciute di ripresa. «10-20 anni di 'inconsapevolezza' sono un prezzo accettabile, 20 anni di sofferenza potrebbero non esserlo», ha tagliato corto.

Il piccolo Alex, per i medici «è guarito, il sistema immunitario è sano». Si valuta rientro a Londra

La sentenza ribalta i precedenti di Charlie Guard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup - tutti segnati da polemiche nel Regno e tuttavia conclusi col via libera ai medici a staccare la spina - bambini inglesi considerati peraltro in stato vegetativo. Mentre accende un barlume di speranza al ricordo della vicenda - pur assai diversa dal punto di vista medico, di Alex Montresor: il piccolo affetto da una malattia genetica rara ripresosi dopo un trapianto di cellule staminali da genitore che non aveva potuto ottenere in Gran Bretagna e a cui è stato sottoposto invece a gennaio con successo al Bambino Gesù di Roma. Speranza che mamma Shelina esprime oggi in lacrime di gioia. Ringraziando «l'Italia e gli italiani» per il sostegno e la compassione, augurandosi di poter incontrare il Papa e raccontando della figlia con la luce negli occhi, sotto il velo bianco che le copre il capo. «Tafida non sta morendo, non soffre, è stabile, ha solo bisogno di tempo», le sue parole: «e ora avverte anche la mia presenza». Parole su cui continua peraltro a far ombra la replica di Katie Gollop, uno degli avvocati del Royal London Hospital, la quale giura che tutti sono «molto, molto, molto tristi», ma insiste che «non vi sono speranze di recupero» e che «sarebbe inumano continuare i trattamenti». Glissando sul sospetto del fattore costi. Aggiunge quindi che il verdetto di oggi potrebbe avere «un impatto su altri pazienti» e su questa base si riserva la carta d'un appello che pure per la famiglia avrebbe il sapore dell'accanimento. Ci sono 21 giorni di tempo per presentarlo: sempre che frattanto Tafida non sia già a Genova.

 

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