Roma, la casa confiscata alla mafia ora accoglie donne vittime di violenza

Monica Lozzi e i due assessori Giuseppe Commisso e Veronica Mammì
di Laura Bogliolo
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 09:01

Una casa strappata alla mafia, donne strappate a una vita fatta di violenza. Il binomio sembra banale, ma è di difficile realizzazione. Togliere un bene confiscato alla criminalità organizzata e cederlo a chi è stata vittima di criminali per motivi di genere. A Roma è accaduto, per volontà dell'amministrazione locale e non del Campidoglio.

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Siamo nel VII Municipio, nel territorio più popolato della Capitale (oltre 308 mila abitanti), che si estende da San Giovanni fino a Vermicino, ai piedi dei Castelli Romani.

Giorni fa è stato  inaugurato  "Gate VII - casa di semi autonomia" dal Municipio diretto da Monica Lozzi (M5s).
«Il progetto si può riassumere in pochi punti - spiega Lozzi - è stato confiscato un bene appartenuto alla mafia, il Municipio VII lo ha ristrutturato con propri fondi, Ikea Roma e Leroy Merlin hanno collaborato all'arredamento dei locali». Il servizio di sostegno alle donne è stato messo a bando. Le donne vittime di violenza possono essere accolte nelle case famiglia per circa un anno. Poi, se va bene, vengono inserite in percorsi di semi-autonomia. "Gate VII" si inserisce proprio in questo momento del percorso di sostegno alle donne vittime di violenza.

«Si vuole dare una possibilità di autonomia, un sostegno psicologico e un aiuto all'inserimento lavorativo» ha detto Veronica Mammì, assessora alla Politiche Sociali.

All'inaugurazione ha partecipato anche il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri.  La speranza è che il progetto sdoganato nel VII Municipio venga replicato anche in altre zone della Capitale. 

 

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