Rai, crollano gli ascolti (nel prime time perso il 4% di share). «Rai 1 è la bad company»

Rai, crollano gli ascolti (nel prime time perso il 4% di share). «Rai 1 è la bad company»
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Ottobre 2019, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 00:30

ROMA Viale Mazzini, ovvero il disastro. Spalmato su tutte, o quasi, le reti. Su tutti, o quasi i tiggì. Uno sprofondo rosso negli ascolti, che ha il suo abisso in Rai1. La rete ammiraglia da gennaio a settembre di quest’anno ha perso l’1,4 nell’intera programmazione giornaliera e nel prime time - la fascia più importante anche dal punto di vista pubblicitario - ha fatto ancora peggio: 2,35. 

Rai, Laganà: crollo ascolti preoccupante, palinsesti fermi da 25 anni
Alberto Angela fa tremare Maria de Filippi. Mediaset: «No comment»



Ma a catena è l’insieme dell’offerta Rai - secondo le fonti aziendali - che precipita trascinata da Rai1. Esempio: la Prova del cuoco, di Elisa Isoardi, che va male, penalizza il Tg1 all’ora di pranzo non facendo da traino. Ma in generale il Tg1 è sceso nelle sue varie edizioni a -1,5 rispetto al 2018. Il Tg2 a -1,3, secondo le tabelle della Direzione marketing di Viale Mazzini, e solo lo 0,4 perde in share il Tg3. Tutto negativo in Rai, a fronte del tutto positivo per quanto riguarda i telegiornali Mediaset. Tg5 più 0,9. Studio Aperto più 1,2. Tg4 più 0,4. E il Tg de La7 va a più 0,3. Bene i concorrenti, male i telegiornali di casa Rai. Ma non c’è solo questo.

La cifra monstre, che sta mettendo in allarme il Settimo Piano, è la seguente: nel prime time, l’insieme delle principali reti Rai (1,2 e 3) perde quasi il 4 per cento di share. Una botta forte (precisamente un meno 3,8) e il calo del Tg1 si deve, a quanto si apprende negli uffici che contano a Viale Mazzini, proprio alla debacle della rete. Ed è su questa, Rai1, che alla luce dei dati allarmanti si interverrà - in concomitanza con l’andata in pensione di Carlo Freccero, direttore di Rai2, da rimpiazzare - trovando nell’azienda un sostituto o una sostituta all’attuale direttrice Teresa De Santis. La cui programmazione considerata filo-sovranista - ma poi con Salvini i rapporti si sono guastati e interrotti - non è mai andata troppo a genio all’ad Salini e ora alla luce dei cattivi ascolti viene data per scontata la sua destituzione.

Effetto Ronaldo sulla serie A: +1% di interesse, ma calano tifo e appassionati under 35
 
La data è a fine novembre, quando Freccero andrà in pensione, e secondo la linea di Salini della valorizzazione delle energie interne la scelta cadrà su due professionisti non presi da fuori. Il problema - così dicono a Viale Mazzini - è che c’è una bad company, e questa viene individuata in Rai1. Per il resto, la situazione è ritenuta gestibile. E non solo il calo di Rai2 gestione Freccero - -1,2 nell’intera giornata e -1,5 nel prime time - è ritenuto abbastanza soddisfacente visto che la sperimentazione si paga sempre prima che entri a regime, ma altri spiragli di luce sono indicati così: nel mese di settembre la Rai nella prima serata ha vinto 28 volte su 30 contro la concorrenza. Per esempio: Alberto Angela ha battuto la De Filippi su Mediaset. O ancora: Rai3, diretta da Stefano Coletta, non perde ascolti e Rai2, che pure è in calo, con il debutto di Fabio Fazio sabato scorso ha raddoppiato lo share della rete rispetto alla settimana precedente. Chi studia questi dati fa notare: «L’emorragia degli ascolti è indubitabile, ma la fonte della malattia è Rai1». Sarà davvero così? O si è individuato nella De Santis l’anello debole e si batte su quello? 

Ascolti, Montalbano (in replica) batte ancora il Grande Fratello

RICAMBIO
Naturalmente il cambio di governo avrà e sta già avendo ripercussioni sulla Rai. E alla rete ammiraglia punta il Pd per un riequilibrio rispetto alla fase vigente, ma anche Italia Viva è della partita e come si sa Renzi vuole partecipare a tutti i tavoli imbanditi. Intanto domani si riunisce il Cda - nuova nomina per Fabrizio Ferragni in quota centrodestra contro la quale si schierano i consiglieri Borioni e Laganà - ed esaminerà tra l’altro la semestrale sulla pubblicità. Quanto alle risorse interne, c’è il problema della regola Anac entrate in vigore, secondo cui al massimo per otto anni si può stare in una posizione apicale. Ciò significa, ad esempio, che figure d’eccellenza come Del Brocco (da 9 anni alla guida di RaiCinema) o di Tinny Andreatta (da 7 anni a RaiFiction) rischiano di dover cedere il passo. Impoverendo la Rai, già alle prese con mille altri problemi di ascolti e d’indirizzo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA