L’Arabia Saudita apre per la prima volta ai turisti

L’Arabia Saudita apre per la prima volta ai turisti
di Elena Panarella e Rossella Fabiani
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Domenica 29 Settembre 2019, 14:36
Per la prima volta l’Arabia Saudita apre le sue porte ai turisti stranieri. In un gala che si è tenuto due giorni fa nella città di Ad-Diriyah, sito Unesco nei pressi di Riad, sono stati svelati i dettagli del nuovo regime dei visti d’ingresso che offrirà a chiunque lo desideri la possibilità di entrare nel Paese. È una svolta importante perché - con l’eccezione dei pellegrini musulmani diretti alla Mecca - finora l’Arabia Saudita non ammetteva turisti senza un invito per specifiche iniziative e si era guadagnata, così, la fama di nazione fra le più misteriose del mondo. «Ai visitatori diciamo: siate fra i primi a scoprire i nostri i tesori», annuncia adesso Ahmad al Khateeb, presidente della commissione saudita per il Turismo.

I viaggiatori alla ricerca di siti inesplorati di interesse storico-artistico e di bellezze naturali, saranno sorpresi dalla scoperta dei tesori dell’Arabia Saudita. Il Paese offre una grande varietà di paesaggi, incluse le montagne verdi di Asir, le acque cristalline del Mar Rosso, le pianure innevate di Tabuk e le dune sabbiose dell’Empty Quarter. Alcune nuove destinazioni turistiche sono in fase di costruzione, tra queste: la futuristica città di Neom, la cittadella dell’intrattenimento di Qiddiya alle porte di Riad e alcune lussuose località sulla costa del Mar Rosso. Nel Regno si trovano cinque siti patrimonio Unesco: Madain Saleh in Al-Ula, la più grande testimonianza della civiltà Nabatea a sud di Petra, At-Turaif District in Ad-Diriyah, la prima capitale dello Stato saudita, Gedda storica, la porta per La Mecca, dal grande valore architettonico, l’arte rupestre nella regione di Hail, con iscrizioni antiche di 10mila anni, l’oasi di Al-Asha, con 2 milioni e mezzo di palme da dattero, la più vasta oasi al mondo. 

Ma non solo. L’Arabia Saudita, composta da 13 regioni, ognuna con una specifica tradizione, è un Paese con una fiorente cultura contemporanea che si sviluppa in luoghi come il Centro King Abdulaziz per la cultura mondiale di Dhahran, il Parco della scultura modernista lungo la corniche di Gedda, la casa Jameel delle arti tradizionali a Gedda, la casa Nassif nella Gedda storica, l’annuale Flowerman Festival nella regione di Asir, il Winter Festival at Tantora ad Al-Ula, il Red Sea International Film Festival che sarà lanciato a marzo 2020, l’arte di Zahrah Al-Ghamdi, i cui lavori sono esposti alla Biennale di Venezia, fino alla cucina contemporanea saudita di Ali bin Yousef a Riad.

L’apertura dell’Arabia Saudita al turismo internazionale rappresenta un momento importante per l’implementazione di Vision 2030, il programma che punta a rinnovare il Paese, diversificare l’economia saudita e a ridurre la dipendenza dal petrolio. La previsione è di aumentare il numero di turisti internazionali e locali fino a 100 milioni l’anno entro il 2030, attraendo investimenti esteri e nazionali, creando anche un milione di nuovi posti di lavoro. Entro il 2030, l’obiettivo per il turismo è di contribuire fino al 10 per cento del Pil saudita, rispetto all’attuale 3 per cento. Si prevede, inoltre, che la capacità degli aeroporti sauditi aumenterà di 150 milioni di passeggeri l’anno e che ulteriori 500 mila stanze d’albergo saranno rese disponibili nei prossimi 10 anni.

«Aprire l’Arabia Saudita ai turisti stranieri rappresenta un momento storico per il nostro Paese», ha detto Ahmad Al-Khateeb. Una svolta che va ben oltre il campo del turismo: nelle linee guida diffuse alla stampa in occasione dell’annuncio, non si parla più dell’obbligo per le donne di indossare l’abaya, la lunga veste che anche le straniere sono tenute oggi a portare in pubblico nel regno. Nelle nuove raccomandazioni ai turisti si legge semplicemente che «uomini e donne dovranno vestirsi in maniera modesta» e che «le donne dovranno avere spalle e ginocchia coperte». Se l’apertura ai visitatori significasse anche l’allentamento delle rigide norme del regno in fatto di abbigliamento femminile sarebbe una vera e propria rivoluzione sociale.
Rivoluzione che è iniziata negli ultimi anni per volontà del principe ereditario Mohammed Bin Salman, 33 anni, che ha già profondamente modificato il volto del Paese concedendo alle donne il diritto di guidare le automobili e spingendo per il rilancio di cinema e musica. E che il documento sulle nuove regole per il turismo sancisce parlando apertamente di “musica nei locali pubblici” (proibita fino a tre anni fa) e della chiusura di “molti negozi” in occasione delle preghiere islamiche, cinque volte al giorno: chiusura che era, invece, obbligatoria per tutti soltanto pochi mesi fa e veniva attentamente monitorata. Invariato resta invece il divieto al consumo e all’importazione di alcool. 
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