Kitesurfer risucchiato e ferito da un elicottero dell'Esercito a Ladispoli: tre militari verso il giudizio. L'intervista

Alessandro Ognibene, un Chinook e i soccorsi
di Emanuele Rossi
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Domenica 29 Settembre 2019, 01:59 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Tre richieste di rinvio a giudizio per l’incidente del kitesurfer risucchiato da un elicottero dell’Esercito italiano a Ladispoli un anno fa. La magistratura civitavecchiese ha chiuso le indagini e chiesto il processo per due piloti dell’Esercito e un ammiraglio della Marina che coordinava in quel periodo l’addestramento di forze speciali sul litorale. Si dovranno difendere dall’accusa di lesioni colpose mentre è caduta l’omissione di soccorso inizialmente ipotizzata. L'udienza dal gip si terrà a marzo 2020. E' una vicenda senza precedenti in Italia: era il 3 ottobre dello scorso anno quando a Torre Flavia alle 14.55, Alessandro Ognibene, 51enne commercialista di Roma, a riva con il suo kite, venne aspirato dai vortici dei due rotori del gigantesco Chinook bipala e scaraventato a terra dopo un volo di 12 metri. Questo elicottero della Boeing, in linea dal 1962, è tra i più potenti del mondo: può sollevare un carico di 12 tonnellate , è lungo quasi 16 metri se si considera solo la fusoliera capace di accogliere mezzi pesanti, mentre la lunghezza raddoppia se si considerano anche i rotori controrotanti in tandem a tre pale ciascuno che hanno un diametro superiore ai 18 metri. Può superare i 300 kmn sul volo in linea e può accogliere fino a 55 soldati. La parte periferica delle pale dei rotori raggiunge una velocità di poco inferiore a quella del suono (1.193 kmh). 

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I piloti del Chinook “pirata” non erano tornati indietro dopo aver creato quel turbine a bassissima quota, né i loro colleghi forse in contatto visivo impegnati nelle esercitazioni interforze che coinvolgeva più “armi” della Difesa italiana. Ognibene, di Casal Lumbroso, era stato trasportato in gravissime condizioni in eliambulanza al Policlinico Gemelli di Roma. 





LE INDAGINI
L’uomo era finito in rianimazione con un forte trauma cranico, un’emorragia interna, costole fratturate, ematomi a torace e schiena. Era rimasta lievemente ferita anche una guardia giurata in spiaggia. Gli uomini della Capitaneria di porto di Ladispoli e Civitavecchia hanno condotto le indagini. Un fatto senza precedenti in Italia oggetto di inchiesta di procura ordinaria, militare e a quanto si era appreso in quelle ore anche della Nato visto che alcuni, fra i 12 velivoli in addestramento, appartenevano a forze straniere. Il ministero della Difesa aveva poi annunciato l’avvio di una indagine interna di cui non si è saputo più nulla.




«Si è in attesa delle conclusioni delle attività d’indagine per poter ricostruire la dinamica» questa la nota ufficiale ad aprile scorso dopo l’interrogazione parlamentare di Marta Grande, deputato 5Stelle. Nei giorni precedenti i cittadini avevano lamentato la presenza di mezzi in addestramento e di squadre speciali di incursori che hanno fatto riferimento alla sede dellp storico aeroporto di Furbara.


Chinook


Voli radenti con elicotteri minacciosi a bassa quota sopra ai tetti. Esercito, Aeronautica, Marina o pista estera? Sin da subito Malta si era tirata fuori con le dichiarazioni dell’ambasciatrice Vanessa Fraizer: «Il nostro Augusta Aw 139 stava partecipando all’esercitazione ma non ha causato l’incidente».


Alessandro Ognibene

E allora chi aveva scaraventato in aria il surfista? Le indagini e i racconti dei testimoni hanno portato i magistrati nella direzione del birotore visto dallo stesso Ognibene che ora chiede «giustizia».

Secondo Giacomo Tranfo, il suo legale «il reato di lesioni colpose è per la guida pericolosa dei piloti e per un terzo soggetto a capo delle esercitazioni che non aveva chiesto l’interdizione». Poi le critiche. «Il ministero della Difesa è stato latitante, rispondendoci dopo vari mesi. Alti graduati erano fuori dal reparto di Rianimazione in ospedale ma quando Alessandro è stato dichiarato fuori pericolo non si sono più visti». 

L'INTERVISTA
AD ALESANDRO OGNIBENE


«Ho ancora gli incubi,
i dolori non passano:
ora voglio giustizia»



«Me lo sogno tutte le notti. Quel bestione ce l’avevo in testa e mi ha scaraventato via. Sono vivo per miracolo». Si emoziona ancora parlandone Alessandro Ognibene, il kitsurfer inghiottito dal vortice generato dal passaggio dall’elicottero a Ladispoli. 

Per lei, Alessandro, è davvero difficile dimenticare, vero?
«Come potrei. Mancavano 5 minuti alle 15, e il Chinook mi ha fatto sbalzare a tanti metri, all’altezza di 3 piani di una palazzina, tanto per capire di cosa stiamo parlando».
 

 


Cosa ricorda di quei momenti? 
«Erano quattro i velivoli anche se uno soltanto era vicinissimo. Dei pescatori hanno assistito all’incidente e si chiedono ancora come faccia ad essere vivo». 

Stava parlando degli elicotteri.
«Sì, vero. Sono andati via anche se a un certo punto in lontananza sono tornati, forse volevano vedere se morivo o no. Sono stato un’ora a tremare. Ero quasi in ipotermia. Le due ragazze del 118 sono i miei angeli, mi hanno salvato. Ringrazio anche il signor Santino Esigibili, la guardia giurata lì con me e la moglie». 
 


Era molto grave 
«Ho avuto un trauma cranico, lo schiacciamento del rene, microfratture alla colonna vertebrale. Danni a fegato e polmone. Ho sputato sangue per due settimane e i medici del Gemelli, che sono stati bravi e mi hanno coccolato, si sono meravigliati di come non abbia avuto conseguenze più gravi. Insomma, posso raccontarlo». 

Ora come si sente? 
«Cammino e vado avanti ma non è stato facile fare i primi passi. Ho dolori ovunque, ci vorranno anni per farli passare anche se sono più forte nell’anima. Mi sono stati tutti vicino. Dio è grande, non era il mio momento. Mia madre ancora non ha metabolizzato». 

Come giudica l’operato della magistratura? 
«Non mi pronuncio, siamo solo all’inizio. Sono rimasto sorpreso del fatto che si stia procedendo solo per lesioni e non anche per omissione di soccorso. È difficile pensare che non mi abbiano visto. I piloti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Gli elicotteri, erano 11 o forse 12, non dovevano volare lì». 

Come si spiega che questi potentissimi velivoli possano compiere addestramenti a bassa quota sopra i tetti delle case?
«I cittadini e chi pratica il kitesurf non hanno trovato ancora risposte. Filmati su internet dimostrano come già in passato a Maccarese questi benedetti Chinook si siano abbassati tantissimo». 

Migliaia di abitanti avevano protestato, lo ricorda? 
«Sì, sembrava la guerra del Vietnam». 
 

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