Più precisamente, spiega Rozanski «l'ottimismo è risultato associato a un rischio di morte premature ridotto dell'11% e a un rischio di infarto e ictus del 35% ridotto. Si tratta di un'associazione sostanziale - continua il cardiologo - comparabile a quella osservata tra rischio di morte e sintomi depressivi, o pressione alta, o esposizione costante al fumo passivo».
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