I climatologi: «Oceani e ghiacciai, siamo nel mezzo di una crisi climatica»

Clima, gli esperti lanciano l'allarme: «Siamo nel mezzo di una crisi climatica»
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Giovedì 26 Settembre 2019, 17:12 - Ultimo aggiornamento: 17:29

Non solo Greta Thunberg, anche gli esperti del clima lanciano l'allarme. «Il cambiamento climatico è in atto, siamo nel mezzo di una crisi climatica» e gli oceani «motori del clima» sono stati ormai modificati con conseguenze a livello globale, quindi anche per il Mediterraneo. Così il climatologo Enea, esperto oceanografo, Gianmaria Sannino, spiega all'Adnkronos i contenuti dell'ultimo rapporto Ipcc su "Oceano e Criosfera in un clima che cambia".

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«In questo ultimo rapporto dell'Ipcc emerge un dato allarmante, il riscaldamento globale sta accelerando e questo è particolarmente evidente negli oceani e la criosfera, cioè le parti ghiacciate del nostro pianeta. I ghiacciai di tutto il mondo e le calotte polari si stanno fondendo ad una velocità mai registrata negli ultimi 150 anni, contribuendo così all'innalzamento del livello del mare. L'oceano ha già assorbito il 93% di tutto il calore in eccesso prodotto dall'effetto serra di origine antropica e questo, a causa dell'espansione termica, si sta traducendo in un aumento di volume che favorisce ulteriormente l'innalzamento del livello del mare che ha raggiunto un trend di 3.6 mm all'anno».

Importante chiarire, sottolinea, che «questo è un valore mediato su tutta la Terra. Quanto più ci si avvicina alle coste questi millimetri cominciano a diventare centimetri soprattutto nelle fasce tropicali e alle medie latitudini, il Mediterraneo è una di queste, e diventano metri nel momento in cui proietto questo trend per 50, 100 anni». Le conseguenze del riscaldamento globale sugli oceani e sui mari ci devono far riflettere perché proprio alcuni loro meccanismi, cioè la capacità di assorbimento del calore e di cattura della CO2 («assorbono un quarto della CO2 emessa in atmosfera», dice Sannino), ci hanno permesso di contenere le conseguenze delle emissioni in atmosfera di CO2 e del riscaldamento globale.

«L'enorme capacità termica dei mari e la loro propensione all'assorbimento di CO2 ci ha consentito di limitare i danni prodotti dalle emissioni dei gas serra. In cambio però di questo lavoro i mari sono diventati più acidi ed hanno aumentano il loro volume favorendo ulteriormente l'innalzamento del livello del mare - spiega Sannino - Quindi grazie alla presenza degli oceani il riscaldamento globale per ora si è attestato a circa +1°C di temperatura rispetto al periodo preindustriale ma di contro i mari hanno reagito a questa "indigestione" di CO2 diventando più acidi con impatti importanti sull'ecosistema». «Grazie alla sua enorme capacità termica l'oceano è definito "il motore del clima" - avverte - una delle componenti più importanti del sistema climatico e siamo riusciti a modificarlo».

A rischio sono anche meccanismi, citati nel rapporto, al centro di studi che l'Enea conduce con partner europei, che regolano la «respirazione» del Mediterraneo. «Il sistematico riscaldamento degli strati superficiali dell'oceano e del Mediterraneo in particolare inibisce il rimescolamento dei vari strati d'acqua e, di conseguenza, l'apporto di ossigeno e sostanze nutritive per la vita marina. In assenza di misure per la riduzione delle emissioni di CO2 questi processi di rimescolamento saranno fortemente ridimensionati, fino a ridursi a zero a fine secolo con ripercussioni senza precedenti sull'ecosistema marino mediterraneo», spiega.

Dunque «il messaggio del rapporto è questo: i prossimi anni risultano cruciali; le analisi scientifiche sintetizzate nel rapporto dimostrano che solo se agiamo subito, riducendo in maniera drastica le emissioni di CO2 entro i prossimi 10 anni, saremo in grado di contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto alla temperatura media preindustriale. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessaria una revisione profonda delle politiche energetiche a livello internazionale. In altre parole la transizione energetica verso un modello basato fondamentalmente sulle rinnovabili deve avvenire molto più rapidamente di quanto attualmente previsto».

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