Alcuni potrebbero essersi diretti in Toscana, usufruendo di uno dei treni in transito dalla vicina stazioni. Altri, ancora più a nord. Mentre la maggior parte vaga per le strade della Capitale. La decisione, resa nota dal garante per i detenuti del Lazio Stefano Anastasia, è arrivata a seguito di un incontro tra la prefetta di Roma Gerarda Pantalone e il Garante nazionale dei detenuti, dopo che nei giorni passati sia gli uffici del garante regionale stesso, sia i capigruppo della Regione Lazio Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) e Alessandro Capriccioli (+Europa Radicali) nel corso di una visita ispettiva avevano constatato con i loro occhi lo stato della struttura dopo l’incendio appiccato venerdì.
A scatenare la protesta della scorsa settimana, sia l’opposizione degli ospiti a un rimpatrio forzati (soltanto sabato 11 persone sono state imbarcate su un charter) ma anche il divieto dell’uso dei telefoni cellulari: «Il regolamento non lo vieta - affermano i consiglieri Bonafoni e Capriccioli - specifica solo che deve essere garantita la comunicazione con l’esterno con un telefono fisso. Molti poi li avevano in altri centri e se li sono visti togliere; in questo stesso Cpr, prima delle ristrutturazioni della scorsa estate, era permesso usarlo».
Tutti elementi che hanno fatto salire la tensione degli ospiti del centro: non solo nigeriani ma anche pakistani, gambiani, ghanesi e magrebini. Già lo scorso luglio da Ponte Galeria era fuggita una dozzina di migranti. La scorsa settimana il rogo di materassi che ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Nessun ferito, ma danni ingenti alla struttura.
Il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, ha dato disposizioni alla Asl di effettuare un sopralluogo per verificare la salubrità dei luoghi.
Dei 28 ospiti “rilasciati” dal centro nessuno ha fatto rientro. Di loro è come se si fosse persa ogni traccia. Gli altri 65, invece, sono all’interno del centro e il timore che possa esplodere una nuova ondata di proteste è più che mai reale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA