Preso a Fiumicino il dottor Wagner, boss dei narcos e socio del Chapo

Preso a Fiumicino il dottor Wagner, boss dei narcos e socio del Chapo
di Giuseppe Scarpa
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Lunedì 23 Settembre 2019, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 19:36

ROMA Narcotrafficante, riciclatore di denaro sporco, ingegnere civile e alto ufficiale del crimine. Il dottor Wagner, al secolo Ramon Cristobal Santoyo, 43 anni, è stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino. Manager della cocaina, era uno dei grandi registi del trasferimento della “polvere bianca” dal Messico agli Usa per conto della più famosa multinazionale dello spaccio, con sede a Culiacan: il cartello di Sinaloa. 

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ARRESTO
Un signore distinto, uno stile irreprensibile. Un uomo d’affari, lontano dall’immagine del torvo esponente della mafia messicana ricoperto di tatuaggi. Un criminale in doppiopetto. Tuttavia oltre la facciata, rappresentata dai vestiti firmati, si cela un esponente di spicco della malavita. Il cartello di Sinaloa, da tre anni decapitato del suo leader Joaquín Archi Guzmán Loera, noto anche con lo pseudonimo di El Chapo, incassa anche l’arresto del dottor Wagner. Santoyo potrebbe raggiungere presto El Chapo in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti. 
Gli Usa ne hanno chiesto l’estradizione. Gli americani pretendono che venga spedito in California per essere processato davanti ai giudici dell’United States District Court for the Southern District of California. Per lui pendono accuse di traffico e riciclaggio che potrebbero costargli l’ergastolo. In Italia adesso si valuterà la richiesta. Dopo un parere della corte d’Appello, a Roma, spetterà al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dare la definitiva autorizzazione.

DEA 
La Dea, Drug Enforcement Administration, l’agenzia federale che si occupa del contrasto agli stupefacenti, gli era alle costole. Avevano spiccato un mandato d’arresto internazionale dal 2016, ma del dottor Wagner si era persa ogni traccia. Fino ai giorni scorsi quando è stato bloccato a Fiumicino, poco prima di mettere piede su un aereo per Città del Messico, che doveva fare scalo a Parigi. 
 



L’avvocato italiano del narcos, il penalista Alessandro Sforza, raggiunto telefonicamente, non ha voluto commentare l’arresto. Ma per tracciare le gesta dell’ingegnere 43enne è sufficiente scorrere le pagine dell’ordinanza di convalida del fermo firmata dal magistrato Maria Luisa Paolicelli.
Per il cartello di Sinaloa, Santoyo coordinava il trasferimento di cocaina, eroina e metanfetamine dal Messico agli Stati Uniti. Sul mercato Usa riversava anche farmaci. Il dottor Wagner, dopo aver contribuito a inondare di droga la più redditizia piazza di spaccio globale, si preoccupava di fare rientrare i soldi a Sinaloa. Con più di undici milioni di dollari, il 12 luglio del 2015, era stato fermato uno dei suoi uomini al checkpoint tra lo stato messicano di Sonora e la California. Un errore che sarebbe costato diversi problemi al dottor Wagner di fronte ai datori di lavoro del cartello, a cui aveva promesso il passaggio sicuro del denaro sporco. 
Era spregiudicato al punto tale da cercare di corrompere, in passato, fonti e testimoni riservati della Dea con la vendita, al ribasso, di polvere bianca: «Avrebbe offerto 100 chili di cocaina al testimone e 5 alla fonte», si legge nell’ordinanza di convalida. Una mossa sfrontata di un “businessman” della droga. La detenzione negli Usa rappresenta per i narcos messicani la peggiore delle dannazioni. Lo sa bene il capo del dottor Wagner, El Chapo, due volte evaso dalle patrie galere è adesso confinato nell’ala di massima sicurezza del Metropolitan Correctional Center di New York, situato a Manhattan. Ovviamente Santoyo spera di rimanere in Italia a Regina Coeli, incubo dei criminali italiani, “paradiso” per un ufficiale del cartello di Sinaloa.

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