Tensioni M5s, l'altolà di Lezzi: «Avanti solo se si fanno azioni utili, altrimenti al voto»

Tensioni M5s, l'altolà di Lezzi: «Avanti solo se si fanno azioni utili, altrimenti al voto»
di Stefania Piras
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Domenica 22 Settembre 2019, 19:32 - Ultimo aggiornamento: 21:12

«La Legislatura deve andare avanti se ci saranno azioni e provvedimenti utili ai cittadini. Altrimenti sarà doveroso restituire la parola agli italiani. Si governa per fare e non per contenere le altre forze politiche». Ecco un segnale di guerra preciso e chirurgico da parte della senatrice pugliese Barbara Lezzi. Malcontento profondo o vento di scissione, di sicuro le tensioni dentro il Movimento 5 stelle sono fortissime. Al punto che qualcuno, come la senatrice, comincia a dettare le condizioni per andare avanti, e quindi anche per eventualmente staccare la spina.

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E ha deciso di farlo Barbara Lezzi, appunto. Segni particolari: ex ministro per il sud del governo Conte I  non riconfermata nel Conte bis e sostituita con un esponente Pd, ma soprattutto senatrice, quindi in grado di dare più di un grattacapo alla maggioranza lì a Palazzo Madama dove i numeri sono preziosissimi. 

In un lungo post su Facebook Lezzi attacca l'attuale governo «Gli iscritti (a Rousseau, ndr) non hanno votato per un governo con dentro anche LEU e Renzi. Non è un dettaglio trascurabile». E critica l'avvio del nuovo esecutivo, imbastito per non «regalare il Paese a una destra populista e dannosa». «Queste sono le scuse meschine addotte da Napolitano per formare il governo Letta-Berlusconi nel 2013. Scherziamo? Solo chi si sente investito di una levatura straordinaria si permette la presunzione di ignorare la volontà popolare», attacca l'ex ministro. 

Lezzi è molto critica anche sulle alleanze con il Pd a livello regionale: «Dobbiamo muoverci in fretta per riallacciare i rapporti con i territori e non delegare a coloro che nei territori hanno fatto da baroni con concessioni di posti di lavoro in cambio di voti e con il clientelismo tipico di molte regioni che ha scoraggiato giovani, deboli ed onesti». 
Parole che disegnano la geografia di un'insofferenza che potrebbe portare a scelte in dissenso dalla linea politica ufficiale, quella dettata da Luigi Di Maio. 

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