Rifiuti, sotto inchiesta la raccolta dell'Ama: servizi flop e pagati spesso due volte

Rifiuti, sotto inchiesta la raccolta dell'Ama: servizi flop e pagati spesso due volte
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Domenica 22 Settembre 2019, 11:21
Raccolta al collasso, ma pagata due volte con i soldi dei contribuenti romani. È l’incredibile paradosso su cui sta indagando il Campidoglio, che vuole evitare di incappare in possibili, ingenti danni erariali. Il sospetto della Direzione Rifiuti del Comune di Roma, che si è già attivata scrivendo una serie di lettere all’Ama, è che una fetta dei fondi per la raccolta dei rifiuti finisca triturata nel gorgo dei disservizi. In sostanza, sprecata. Il motivo? Il Comune paga alcune coop private, tramite un appalto dell’Ama, per occuparsi di raccogliere la spazzatura per le «utenze non domestiche». Quindi bar, ristoranti, negozi, uffici vari. Il problema è che se gli addetti delle cooperative non passano o si fanno vedere di rado, poi tocca all’Ama farsi carico di quel servizio. La municipalizzata quindi è costretta a “dirottare” i suoi netturbini dai turni ordinari, per spedirli a fare quello che le coop, pur pagate, non fanno. Risultato: per la stessa prestazione, l’amministrazione paga due volte. Con la beffa, oltre al danno, che tante strade della Capitale in questo modo rimangono scoperte, senza netturbini, perché gli operatori della municipalizzata sono impegnati a occuparsi di negozi e locali commerciali.

Ecco perché il Campidoglio ha spedito, solo negli ultimi giorni, due note ai vertici dell’Ama. Chiedendo in primo luogo un rapporto dettagliato su tutti i turni e i costi, sia della partecipata, sia delle cooperative ingaggiate per le utenze non domestiche. Le lettere sono firmate da Laura D’Aprile, manager del Ministero dell’Ambiente che la sindaca Virginia Raggi ha chiamato a capo dell’ufficio Rifiuti. D’Aprile ha chiesto un dossier sui disservizi già denunciati all’autorità giudiziaria e ha scritto all’Ama che d’ora in poi ogni cambiamento nei turni per sopperire alle carenze delle coop dovrà essere concertato e approvato dall’amministrazione.

L’altra strigliata di Palazzo Senatorio all’Ama riguarda i cassonetti. Il Campidoglio parla di una palese «disorganizzazione delle postazioni, che risultano variamente composte (mai con una identica successione dei cassonetti dedicati alle varie frazioni), con evidente disorientamento dei fruitori e impatto visivo negativo». Il risultato è che in alcune zone, scrive sempre il Comune, ce ne sono troppi, di bidoni, e in altre troppo pochi. Tra i vari problemi segnalati, anche la presenza di contenitori «in aree che si prestano ad attività di conferimento illecito di ingombranti, rifiuti da costruzione e demolizione, rifiuti da attività commerciali, perché caratterizzate da ampi spazi di sosta e scarsa frequentazione». All’Ama e alla Polizia locale è stato quindi chiesto di «attivare controlli e sanzionare le utenze domestiche e commerciali che non conferiscono correttamente e di irrogare le sanzioni previste per gli autoveicoli in sosta che impediscono l’accesso alle postazioni stradali».

La nuova crisi dell’immondizia di Roma è seguita da vicino anche al Ministero dell’Ambiente guidato dal grillino Sergio Costa: il direttore generale della sezione Rifiuti, Mariano Grillo, ha convocato per mercoledì prossimo, il 25 settembre, un vertice con Campidoglio e Regione proprio per fare il punto sullo «stato della gestione dei rifiuti nella città» e per valutare «l’eventuale rinnovo dell’ordinanza regionale» firmata il 5 luglio scorso, quando l’emergenza dell’immondizia ha raggiunto il picco. Ora tocca scongiurare un molesto remake.
 
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