Ufo, la Marina Usa conferma per la prima volta: «Fenomeni aerei non identificati nei nostri filmati». Lo scoop dell'ex Blink-182 Video

Ufo, la Marina militare Usa conferma: «Autentici i filmati dei nostri piloti». Lo scoop dell'ex Blink-182
di Paolo Ricci Bitti
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Mercoledì 18 Settembre 2019, 21:16 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 12:31

Ufo (oggetti volanti non identificati) o, meglio, Uap, ovvero Fenomeni aerei non identificati (Unidentified Aerial Phenomenon): per la prima volta c'è anche il timbro, ben marcato, della Marina militare americana. Non si può ancora dire - e forse mai lo si potrà - che cosa fossero quegli oggetti a fatica inquadrati nel mirino dai piloti della Us Navy nel 2015, ma adesso c'è la conferma ufficiale che i top gun della portaerei Nimitz  filmarono effettivamente oggetti sconosciuti e dall'inspiegabile comportamento aereodinamico. E tanti saluti anche allo storico acronimo Ufo, troppo usurato da fantascienza e complottismo: ci si dovrà abituare al più asettico e assai meno immaginifico Uap

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Gli avvistamenti risalgono a quattro anni fa quando più piloti di caccia F/A-18 Super Hornet ripresero velivoli affusolati, senza ali e senza motori (almeno come li intendiamo noi umani) che sfrecciavano a velocità elevatissime, virando fulmineamente anche a 90 gradi. Esperti militari di tutto il mondo esclusero che quei “Tic tac ufo” fossero chissà quale mezzo top secret di chissà quale potenza terrestre, anche perché ormai i segreti sono molto difficili da custodire in un pianeta e in una atmosfera scrutati fin nei loro più piccoli dettagli da costellazioni di satelliti.





I Super Hornet bimotori a reazione raggiungono quasi i 2mila chilometri orari ma ugualmente quegli Uap li surclassarono in fatto di velocità e manovrabilità: lo stupore nella voce degli esperti piloti è evidente di fronte a quei potenziali rivali. E in più venne affermato che un uomo, per quanto resistente e bene addestrato, non potrebbe sopportare le sollecitazioni fisiche richieste da evoluzioni tanto veloci e repentine, impossibili per ogni macchina volante costruita sino a oggi. Per quanto aiutato dalla tecnologia, più di tanti G (accelerazione di gravità) un pilota o un astronauta non può incassare. 

Del caso si parlò l'anno scorso in ottobre al convegno del Centro ufologico nazionale a Roma che contò sulla partecipazione di  Luis Elizondo, ex agente e ex dirigente del programma segreto Aatip (Advanced Aerospace Threat Identification Program), in precedenza Aawsap (Advanced Aerospace Weapons System Application Program), della Dia (Defense Intelligence Agency), e di Tom DeLonge, ex front man della band americana Blink182, fondatore della To the stars academy of Art and Science.  Elizondo raccontò di essere uscito dalla Dia non condividendo la cappa di segretezza imposta ai quei programmi.

Furono loro a mettere  in scacco il Pentagono incassando la fiducia del New York Times che con lo scoop del dicembre 2017 obbligò la Difesa americana a rilasciare i tre video. Le riprese vennero effettuate al largo della California a un'altezza di circa 8mila metri con l'aiuto anche di strumentazione a infrarossi, ideale per individuare il calore emesso dal motore del "bersaglio", o almeno così funziona con i propulsori a noi noti. In questo caso però di calore non ne venne rilevato. Il caccia volava a circa 500 chilometri orari e il pilota riescì a inquadrare il velivolo che sfrecciava alla sua sinistra solo grazie al sistema automatico di aggancio e tracciamento.

E ora il  Centro Ufologico Nazionale ha diffuso una nota in cui si sottolinea che la "la Us Navy ha dichiarato come autentici i video "FLIR1,” “GIMBAL” e “GOFAST presentati a Roma il 27 ottobre 2018 da Luis Elizondo, direttore del programma spe di Ttsa (To The Stars Academy). Originariamente resi pubblici dal New York Times e dalla The Stars Academy of Arts & Science (Ttsa) a partire da dicembre 2017, i tre video sono comunemente indicati come "FLIR1", "Gimbal" e "GoFast". Secondo il sito web della Ttsa, le clip rappresentano "... la prima prova ufficiale rilasciata dal governo degli Stati Uniti che può essere legittimamente designata come credibile, autentica conferma che i fenomeni aerei non identificati (UAP) sono reali".  






​"La Marina degli Stati Uniti, indica come genuine manifestazioni del fenomeno UAP gli oggetti presenti in questi tre video come fenomeni aerei non identificati", ha dichiarato Joseph Gradisher, portavoce ufficiale del Deputy Chief of Naval Operations for Information Warfare, spiegando anche che si spera che il termine Uap incoraggi i piloti a segnalare questi avvistamenti senza cadere nell'imbarazzo legato invece al termine Ufo. 










Insomma, di più non si poteva sperare per avere la somma certificazione sull'autenticità di quei sorprendenti filmati, non più confondibili con la marea di video farlocchi sempre più diffusi sul Web. Una conferma senza  precedenti. In altre parole: che i video fossero genuini ed effettivamente dell'Us Navy non c'erano dubbi, ma ora la Marina attesta che non è possibile catalogare con le attuali conoscenze ciò che hanno ripreso piloti fra i quali l'ex comandante David Fravor, intervistato dalla Cnn: "Conosco ogni tipo di velivolo, ma quello che ho filmato non assomiglia ad alcuno di essi".

 




Resta, adesso, il non piccolo problema di capire che cosa sia stato filmato, se si tratti di oggetti terrestri o alieni o di chissà quale fenomeno. Un reale passo avanti nell'ufologia, e anche in parecchie altre questioni che l'homo sapiens si pone da sempre alzando gli occhi al cielo, è stato questa volta compiuto, ma la strada è ancora lunga, tendente all'infinito.

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IL CONVEGNO DEL 2018

«Qualcosa c'é», dice Luis Elizondo, ex agente dell'Intelligence Usa ed ex direttore di un progetto segreto delle forze armate americane. C'è qualcosa che non è possibile classificare come terrestre, ma che vola a velocità pazzesche nei cieli della Terra. Lo rivela - obtorto collo, ma con tanto di filmati ufficiali - lo stesso Pentagono e non l'ultimo dei timidi passanti che pure avrebbe diritto al beneficio del dubbio quando racconta, così come fanno astronauti e piloti militari e di linea, di avere visto Oggetti volanti non identificati (i cari e vecchi Ufo) o, meglio, Fenomeni aerei non identificati (Uap), in base alla nuova definizione, meno esposta al granitico scetticismo.
 
 


LA CONVERSIONE
Sana incredulità scientifica, e quindi assetata di verifiche, è invece alla base della conversione a ufologo di Tom DeLonge, ex front man della band americana Blink182, fondatore della To the stars academy of Art and Science.

Ehm, un chitarrista post punk che orchestra scienziati e ricercatori sugli Ufo? Fatto sta che è stato proprio lui, con la sua società, fondata con Elizondo, a mettere in scacco il Pentagono guadagnando la fiducia del New York Times che con lo scoop dello scorso dicembre ha costretto la Difesa americana a rilasciare i tre video ufficiali. Filmati “certificati” che prendono il posto, nel plurimillenario rapporto fra l'uomo e il mistero (forse) alieno, di affascinanti quanto controversi disegni rupestri, geroglifici egiziani e bassorilievi precolombiani.

Nel 2015 più piloti di caccia FA-18 Super Hornet della portaerei Nimitz al largo della California filmarono oggetti affusolati senza ali e senza motori (almeno come li intendiamo noi) che volavano a velocità elevatissime, virando anche di 90 gradi. Esperti militari di tutto il mondo esclusero che quei “Tic tac ufo” fossero chissà quale arma segreta di chissà quale potenza terrestre, anche perché ormai di segreti, in questo campo, non è più possibile custodirne vista l'assoluta accuratezza della copertura del pianeta da parte dei satelliti.

Detto allora che non si parla di omini verdi con le antenne, ecco per la prima volta in Europa Luis Elizondo e Tom DeLonge, ospiti sabato del VII Convegno internazionale di Ufologia ospitato da Villa Maria a Roma, e accolti dal presidente del Centro ufologico nazionale, Vladimiro Bibolotti, e da ufologi di lungo corso quali Roberto Pinotti e Javier Serra. «Il convegno della svolta» ha precisato il presidente del Cun, facendo riferimento alla messe di notizie rivoluzionarie che “To the star academy” ha innescato. «Dalla fantascienza ai scienza dei fatti», è stato detto. Elizondo e DeLonge, dopo lo scoop del Nyt del dicembre scorso, non avevano mai partecipato a un incontro pubblico, per dire dell'interesse degli ufologi non solo italiani per il convegno romano.

“Dalla guerra dei Mondi agli Ufo del Pentagono” il titolo dell'incontro, giacché 80 anni fa Orson Welles rese credibile alla radio l'invasione aliena della Terra, mentre 40 anni dopo si registrò la più imponente ondata di avvistamenti di Ufo in Italia: oltre 2.400, una moltitudine non giustificabile nemmeno con l'uscita nella sale, quell'anno, del film “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.

E se non è mai facile - lo dicono gli stessi ufologi - individuare i livelli di attendibilità delle testimonianze, restano dannatamente concrete le centinaia di milioni di dollari spesi dal Pentagono per cercare di capire le potenziali minacce causate da questi fenomeni. Questa idea appunto della minaccia, aliena o da parte di qualcun altro sulla Terra, non è recente: persino Benito Mussolini ordinò di indagare nel massimo segreto su avvistamenti di misteriose torpedini volanti, una delle quali si sarebbe persino schiantata sul suolo patrio nel 1933. E fino a pochi anni fa nelle caserme dei carabinieri c'erano i moduli riservati agli avvistamenti di Ufo.

LA DISINFORMAZIONE
Ma è dal 1947, dal caso Roswell, con il "teatrino" del ritrovamento di un disco volante con tanto di equipaggio nel New Mexico, insomma, che tutto ciò che è Ufo è diventato di rigorosa competenza militare, accentuando l'eterna battaglia fra informazione e disinformazione. Elizondo è stato direttore del Programma per l'identificazione di minacce spaziali che il Pentagono ha affidato dal 2007 al 2011 a Bigelow Aerospace e che poi venne chiuso.

«E invece - dice Elizondo, un tipo quadrato, si vede che ha portato le stellette - va avanti da allora con gli stessi criteri militaristici che mi spinsero a uscirne. Questo tema, invece, non può restare senza trasparenza e di competenza solo della Difesa, comunque imbrigliato in uno scetticismo del tutto riluttante ad aprirsi. Ma vi sembra possibile che negli Usa si mandino al patibolo persone sulla base di due testimonianze, mentre non vengono creduti, in fatto di Uap, persino addestrati piloti? Studiare questa fenomeni, senza volere carpire tecnologie che ancora non conosciamo per usi bellici, ci permetterà probabilmente di cambiare l'attuale metrica della fisica in fatto di spazio e tempo. E guardate che basta guardare i risultati dell'Lhc al Cern di Ginevra, dove cercano di creare nuove fonti di energia ispirandosi a fenomeno come i buchi neri, per avere qualche elemento in più quando si vogliono capire ad esempio alcune delle impressionanti capacità degli oggetti volanti non identificati. Insomma, invece di studiare gli Ufo in segreto, uno stato in rivalità con l'altro, uniamo le forze e le conoscenze».   

«Con la To the stars Academy - aggiunge il 43enne DeLonge - Vogliamo appunto mettere al servizio di tutti, senza confini e in piena visibilità, ricerche e testimonianze per investigare questi fenomeni, anche fonti di domande innate nell'uomo, che possono indicare vie al progresso tecnologico».

Tom DeLonge è un ragazzone californiano dai modi pacati, adesso non te lo immagini più scatenato sul palco che brandeggia la chitarra. Quando parla gli brillano gli occhi come se guardasse lontano, ricorda un po' il quasi coetaneo Elon Musk, che infatti cita di tanto in tanto. E senza sottolineare che, come l'ideatore di SpaceX, ha lasciato repentinamente una strada già saldamente tracciata (quella dei popolarissimi Blink-182) investendo e rischiando tutto ciò che aveva guadagnato come star della musica in un'impresa non proprio ortodossa come quella di investigare sugli Ufo.

«Come sono passato da musicista di successo a ufologo? Ho iniziato a studiare gli Uap da ventenne - spiega - e, qualche anno fa, una notte, vidi in cielo qualcosa che mi affascinò. E il fenomenò si ripresentò in altre occasioni. A quel punto capì che dovevo lasciare la band e la musica per dedicarmi agli Ufo. Una scelta che mi ha dato solo felicità. Essere artisti, poi, se ci si allea a scienziati e a persone competenti come Luis Elizondo, è importante per aumentare nella squadra le capacità di comprensione di ciò che si indaga».
 

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