Tv pirata, due greci ideatori della piattaforma Xtream Codes: centrali all'estero e base a Napoli

TV pirata, due greci ideatori della piattaforma Xtream Codes: centrali all'estero e base a Napoli
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Mercoledì 18 Settembre 2019, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 15:15

Sono due greci, ora indagati, gli ideatori della piattaforma Xtream Codes oscurata nel corso del blitz del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza contro tv pirata. Complessivamente gli indagati sono 25 e sono diverse le centrali collegate alla piattaforma Xtream Codes scoperte sia in Italia, ad esempio nelle zone di Roma, Taranto, Avellino, Caserta, Cosenza, Messina, Vicenza, Bari, Palermo ma anche all'estero.  Il gruppo, che come emerso dall'inchiesta della procura di Napoli opera in Italia ma anche in Svizzera, Malta, Olanda e Francia, aveva una rilevante base operativa a Napoli. Sono proprio di Napoli due degli indagati, considerati rispettivamente capo del sodalizio e organizzatore: nel corso di una perquisizione nel capoluogo campano sono stati trovati decoder, materiale informatico e tessere.

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Come sottolinea il gip di Napoli Fabio Provvisier nel decreto di sequestro preventivo di carte, conti e risorse web, Napoli è il «luogo nel quale può riscontrarsi la operatività della struttura associativa» ossia la «base dove si svolgono programmazione, ideazione, direzione delle attività criminose che fanno capo al sodalizio». Al momento non risultano collegamenti con la criminalità organizzata, ma anche su questo fronte proseguiranno le indagini della Guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta contro le tv pirata che ha portato oggi all'oscuramento della piattaforma informatica Xtream Codes.
 

Come ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, il colonnello Giovanni Reccia comandante del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, «al momento collegamenti con la criminalità organizzata non risultano ma questa è un'altra cosa che andremo a verificare». Gli investigatori puntano a colpire anche i patrimoni per evitare «qualsiasi nuova ricostituzione»

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