LA SINTESI
Antonio Funiciello fa invece sintesi di esperienza e di consapevolezza facendo diventare esemplare anche la contemporaneità da Roosevelt a Trump. Con Il metodo Machiavelli. Il leader e i suoi consiglieri: come servire il potere e salvarsi l'anima, il già capo di gabinetto del governo Gentiloni ci rivela l'importanza del ruolo di consigliere del potente, esplorando i segreti di questo spazio della penombra e dell'anonimato, delle abitudini e dei rituali che lo caratterizzano e che si ripetono uguali in tutto il mondo.
Nel terzo capitolo le regole del perfetto consigliere si incarnano nelle rivelazioni sensazionali di Luigi Zanda, braccio destro del Presidente del Consiglio Francesco Cossiga tra il 1979 e il 1980, cui tocca supplire alle funzioni di un leader caduto negli ultimi sei mesi in una depressione acuta, capace di pronunciare in un'intera giornata pochissime parole. E dedicando un capitolo lo straordinario esempio di Louis McHenry Howe, consigliere di Roosevelt a capo del brain trust che affronto la crisi del '29 e approntò il New Deal. Come abbiamo scritto all'inizio Il metodo Machiavelli non salva il potente dai pericoli di un utilizzo improprio e spregiudicato. Nel suo libro Antonio Funiciello mostra un'originalità decisiva analizzando nei due capitoli finali la patologia degenerativa della leadership: l'amore per l'adulazione e il rifiuto della verità perché le critiche e «le cattive notizie per quanto veritiere schiacciano i vertici».
IL NEMICO
Ma un leader che voglia essere tale non deve soltanto conoscere l'arte del machiavellismo ma anche sapere che il più grande nemico di un leader è lui stesso e soprattutto il suo narcisismo. Se si circonda solo di adulatori il suo Io non avrà alcun freno, la sua strategia diventerà cieca e il suo potere si ritorcerà presto su di lui. Perché «se il potere logora chi non ce l'ha» come ricordava Andreotti, è vero pure che il potere è spesso il peggior nemico di chi lo possiede.
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