Droni attaccano il petrolio dell'Arabia Saudita: colpito l'impianto più grande al mondo. Gli Usa accusano Teheran

Droni attaccano il petrolio dell'Arabia Saudita: colpito l'impianto più grande al mondo
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Sabato 14 Settembre 2019, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 01:11

Alla vigilia di un possibile, storico incontro sul nucleare tra Donald Trump e il presidente iraniano Hassan Rohani durante l'assemblea generale dell'Onu, gli Usa puntano il dito contro Teheran per gli attacchi con droni contro due importanti industrie petroliferi saudite, tra cui il più grande impianto al mondo per la lavorazione del greggio, innescando enormi incendi. Raid ufficialmente rivendicati dagli Houthi, i ribelli yemeniti alleati dello Repubblica islamica. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha twittato a sorpresa che «non c'è alcuna prova che gli attacchi siano arrivati dallo Yemen» e ha accusato direttamente l'Iran.

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​«Teheran è dietro a quasi 100 attacchi contro l'Arabia Saudita mentre Rohani e Zarif fingono di impegnarsi nella diplomazia», ha denunciato. «Sullo sfondo di appelli alla de-escalation, l'Iran ha lanciato ora un attacco senza precedenti alle forniture energetiche mondiali», ha proseguito, esortando «tutte le nazioni a condannare pubblicamente e inequivocabilmente gli attacchi dell'Iran» e assicurando che «gli Usa lavoreranno con i loro partner e alleati per garantire che i mercati energetici restino ben forniti e che l'Iran risponda per la sua aggressione». 

 

 


Quasi contemporaneamente Trump telefonava al principe ereditario saudita Mohammad bin Salman «per offrire il suo sostegno all'autodifesa dell'Arabia Saudita» e «condannare fortemente l'attacco di oggi a importanti infrastrutture energetiche», come ha fatto sapere la Casa Bianca. «Azioni violente contro aree civili e infrastrutture vitali per l'economia globale aggravano solo il conflitto e la sfiducia», ha ammonito la presidenza, aggiungendo che «gli Usa stanno monitorando la situazione e restano impegnati a garantire che i mercati petroliferi mondiali siano stabili e ben riforniti». Una telefonata di cui ha dato conto anche l'ambasciata saudita a Washington, sottolineando che bin Salman ha detto al tycoon che Riad «vuole ed è in grado di far fronte a questa aggressione terroristica».

In attesa della riapertura dei mercati lunedì per sapere se ci saranno ripercussioni di questi attacchi, che secondo stime potrebbero interessare 5 milioni di barili al giorno, la tensione è già salita tra Iran da una parte e Arabia Saudita ed Usa dall'altra: il rischio è che salti l'incontro Trump-Rohani. A rimanere colpite sono state due strutture della compagnia petrolifera saudita Aramco, tra le più importanti non solo per Riad ma per l'industria energetica globale. Giganteschi incendi si sono sprigionati quando gli ordigni sganciati dai velivoli senza pilota - una decina secondo la rivendicazione degli stessi Houthi - si sono abbattuti nelle prime ore di sabato sulla raffineria di Abqaiq, la più grande del mondo, e sul giacimento di Khurais.

La prima con una capacità di raffinazione di 7 milioni di barili al giorno, il secondo con estrazioni di 1 milione di barili al giorno. Secondo le autorità saudite le fiamme sono ora sotto controllo e la televisione Al Arabiya ha detto che non si registrano vittime. In una dichiarazione trasmessa dalla televisione dei ribelli Al Masirah, un portavoce militare degli Houthi ha minacciato altri attacchi simili in futuro, se le forze saudite continueranno il loro intervento militare in Yemen, dove dal 2015 Riad è impegnata nell'ambito di una coalizione araba nei bombardamenti contro le milizie filo-iraniane e a sostegno del governo internazionalmente riconosciuto del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi.

 

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