Bocelli in soccorso di donne e bambini nelle zone terremotate, la musica crea rete

Terremoto, le letterine dei bimbi: guardiamo costruire la scuola Veronica Berti: con la musica vinciamo anche il sisma
di Rosalba Emiliozzi
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Sabato 14 Settembre 2019, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 10:13

Educazione, scuola, musica. La rinascita delle aree colpite dal terremoto passa da qui. E' l'impegno della Fondazione Andrea Bocelli sul fronte della ricostruzione post-sisma. Solidarietà e affetto, quell'abbraccio fatto di azioni concrete. Veronica Berti, vice presidente e moglie del tenore, racconta i progetti per dare speranza ai bambini, alle donne e alle famiglie partendo dalla valorizzazione del talento e dall'attenzione per i piccoli centri dell'Appennino così duramente colpiti dalle scosse del 2016. 
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La fondazione che porta il nome di suo marito Andrea Bocelli, si sta occupando anche di progetti di ricostruzione post sisma. Per le popolazioni in attesa di ricostruzione è un sogno che si avvera. 
«Non esiste sogno irrealizzabile, ancor più se si è in tanti a sognarlo: lo dice sempre mio marito e ne sono convinta io stessa, confortata regolarmente dai risultati, dai fatti. “Insieme” è la parola magica. Ed è insieme a comunità coese, reattive e collaborative, mosse dalla volontà di restare e di scommettere ancora sul proprio territorio anche se martoriato, che troviamo il terreno ideale per offrire il nostro apporto». 
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Perché avete scelto Sarnano e Muccia e cosa avete fatto?
«A Sarnano, così come a Muccia, abbiamo puntato su progetti in linea con la mission della fondazione, riassunta nello slogan “Empowering people and communities”: in parole povere ci adopriamo per far sì che venga offerta a ciascuno la possibilità di esprimersi al meglio delle proprie capacità, in modo tale che vengano create opportunità di crescita e di valorizzazione del talento. Quindi, al primo posto, mettiamo l’educazione e dunque la scuola. Abbiamo ricostruito la scuola media  (l’Istituto di istruzione secondaria di primo grado Giacomo Leopardi) a Sarnano e la scuola elementare e dell’infanzia (il Polo scolastico Edmondo De Amicis) a Muccia. Realtà che abbiamo impostato con una forte vocazione musicale, proprio perché crediamo in questo linguaggio universale di fratellanza, di armonia e dialogo. Non a caso il nuovo progetto ai blocchi di partenza, per il quale è attiva in questi giorni una campagna di raccolta fondi (al numero solidale 45580), sarà quello di ricostruire l’accademia musicale di Camerino».  
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All'inaugurazione eravate presenti entrambi, come ha reagito la popolazione terremotata?
«Non solo all’inaugurazione, ma fin dal principio del progetto. Riteniamo fondamentale una reciproca, seria e profonda conoscenza, che inneschi poi un processo partecipativo mirato a coinvolgere la comunità tutta. Tanto è vero che oggi a Sarnano, così come a Muccia, quando torniamo, torniamo con l’impagabile sensazione di ritrovare degli amici. Anche per Camerino, località particolarmente ferita dal sisma del 2016, la fondazione non fungerà solo da realizzatore della costruzione: avvierà, insieme alle istituzioni locali, un percorso per potenziare e rendere auto-sostenibile la struttura, mettendola in rete con altre esperienze locali e nazionali. La nuova Accademia, oltre a restituire gli spazi alla locale scuola di musica, fungerà anche da sede distaccata del Conservatorio di Fermo. Assumerà quindi un ruolo ancora più rilevante per il territorio».
 
Dopo questo primo incontro, i bambini o le istituzioni vi hanno mandato lettere o messaggi di affetto?  
«In entrambe i casi siamo stati letteralmente invasi da lettere e gesti d’affetto, che ci hanno profondamente commosso. Custodiamo con orgoglio alcune lettere scritte dagli studenti. Ad esempio la piccola Benedetta, una bimba che, ricordo, ci ha spiazzato con un messaggio scritto di suo pugno, dove tra l’altro diceva: “Seguiamo i lavori, giorno per giorno, mese per mese, dalle nostre finestre. Gli operai lavorano instancabilmente nonostante la pioggia e il vento. I nostri cuori battono come tamburi e fremono dal desiderio di una scuola costruita da chi ci vuole veramente bene. L’amore è più forte di qualsiasi sisma”. Quanto alle istituzioni, mi piace citare, su tutti, il recente messaggio del presidente Mattarella, il quale, in occasione dell’inaugurazione del complesso scolastico di Muccia, ha definito il nostro progetto un “frutto virtuoso di intenti e metodi di sinergia imprenditoriale e istituzionale”, cogliendo perfettamente lo spirito con cui procediamo».

 Quale altro progetto ha intenzione di realizzare nelle aree terremotate? 
«Il nuovo progetto ABF punta a restituire a Camerino la sua Accademia della Musica, a beneficio di oltre 160 studenti. La nuova struttura, ripeto, potrà ospitare non solo le lezioni degli allievi iscritti, ma anche fungere da sede distaccata del Conservatorio, assumendo un ruolo ancora più significativo per il territorio. Come ricordavo pocanzi, in questi giorni è attiva la campagna “Con Te, ripartiamo” - ABF per Camerino: componendo il numero 45580 si potranno donare 2 euro con sms da cellulare oppure 5 e 10 euro da rete fissa. Le risorse economiche sono strumento indispensabile per realizzare progetti sempre più importanti e incisivi. E tutti, davvero tutti possiamo fare la differenza nella vita del prossimo: basta poco, tutto serve, ogni apporto è prezioso, che sia in denaro o il dono di parte del proprio tempo. Il cuore di ABF infatti sono i volontari, i sostenitori, gli amici e simpatizzanti. Sono loro i veri protagonisti, lo dico senza retorica. Naturalmente abbiamo anche grandi aziende che ci sono vicine, ma negli anni si è ampliato il sostegno di tante famiglie».   
 
Lei, dottoressa Berti, è vice presidente della fondazione. Come svolge il suo ruolo, quanto tempo riesce a dedicargli e quale progetto di solidarietà l'ha tenuta più impegnata per difficoltà e complicazioni?
«Ciò che dai, mille volte poi ricevi. Prendo ancora a prestito una riflessione cara a mio marito: anche se il bene non fa notizia, resta l’unica strada realmente percorribile. ABF è parte della mia vita. Adoprarsi affinché a ciascuno sia offerta l’opportunità di crescita e di valorizzazione del talento è un’esperienza che dona pienezza e genera ottimismo in chi la percorre, tanto che invito sempre tutti a sperimentare (o a incrementare) questo circolo virtuoso che fa bene a sé e al mondo. Forse i progetti portati avanti da ABF ad Haiti sono quelli che, per motivi logistici e culturali, ci hanno richiesto più impegno. Ma le difficoltà sono all’ordine del giorno, sempre e comunque. L’essenziale è non farsene intimidire, è “fare” e anche far tesoro degli eventuali incidenti di percorso e di tutto ciò che avrebbe potuto essere fatto meglio o diversamente. Se si ha paura delle difficoltà oppure di sbagliare, alla fine si rischia di non far nulla. Quando serve, bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo. E se ci credi davvero, ripeto, alla fine il sogno si realizza».
  
L'importanza della solidarietà nella società del benessere?
«Premetto che la sensazione è sempre quella di non fare mai abbastanza, anche se nel caso di ABF i numeri delle persone che beneficiano dei progetti della fondazione iniziano a essere importanti. Fare qualcosa di buono per il prossimo credo sia un desiderio naturale, insito nel cuore di tutti. Prendersi cura delle persone - cito ancora Andrea - non vuol dire essere generosi: è un atto d’intelligenza, un percorso che tutti - ciascuno come può - dovremmo percepire come senza alternative. Perché la solidarietà è sostanzialmente gioia di condividere e senza solidarietà non c’è accoglienza, non si superano le diversità, non c’è empatia e vince il più forte». 

Dare più che ricevere, vicinanza come risposta all'indifferenza, sono missioni della sua vita di manager e della vostra vita di coppia di successo.
«Quello della solidarietà è un valore che i miei genitori mi hanno aiutato a comprendere e frequentare fin da quando ero una bambina. ABF è nata da un sostrato di esperienze di volontariato e di filantropia che Andrea ed io avevamo avuto con regolarità, negli anni. A un certo punto abbiamo maturato la convinzione che quanto stavamo facendo in ambito filantropico non era abbastanza strutturato e organico. Il progetto ha coinciso peraltro con il periodo in cui ero in dolce attesa di Virginia, e può essere che tale condizione ci abbia resi ancora più sensibili, rispetto a certe tematiche. O semplicemente i tempi, sia per me che per Andrea, erano maturi».   

 Nell'arco della sua attività benefica, quale ricordo più forte porta nel cuore? Quale immagine non dimenticherà mai?  
«I sorrisi di tanti, tantissimi bambini, la loro energia, il loro affetto. E poi, sicuramente, porto nel cuore l’abbraccio di Papa Francesco, le sue parole di incoraggiamento che ci ha donato e che per Andrea, per me e per tutto lo staff della fondazione restano uno straordinario faro cui fare sempre riferimento».  
 
 Secondo lei, serve maggiore impegno di imprese e società civile nell'ambito della solidarietà? 
«Credo che molto si possa ancora fare, e molto maturare e migliorare, in questo senso. Crediamo nella forza di azioni filantropiche che mettano in relazione virtuosa istituzioni, imprese, privati. La realtà  imprenditoriale italiana può reagire con forza e coesione a un evento calamitoso come quello, tragico, del terremoto in centro Italia, e attraverso la solidarietà può risolvere con trasparenza e rapidità anche situazioni complesse, al punto da far risorgere una comunità, restituendogli il futuro. I progetti realizzati da ABF credo di poter dire che rappresentano un esempio, un modello che, mi auguro, possa essere replicabile, anche da parte di altri soggetti».   

 Come si aiutano le donne a emanciparsi e a credere il loro stesse?
«Non credo di essere nella condizione di dare consigli, anche perché non ho ricette vincenti da condividere. Posso più modestamente segnalare ciò che ritengo fondamentale, per ciascuno di noi: l’armonia. È complicato raggiungerla, ma perlomeno lo slancio verso il suo conseguimento penso costituisca un’ottima bussola per le scelte quotidiane di noi donne. L’armonia è equilibrio, è la giusta relazione con quanto ci circonda, è il senso della proporzione che ci permette di percorrere la vita con la forza necessaria e la giusta leggerezza. Le condizioni per raggiungere l’armonia sono tante e variabili, sono esterne e interne a noi stesse. Tutto ciò che sottrae dignità o che esprime sopraffazione, va nella direzione opposta all’armonia. Credo che sia un dato di fatto lampante e inoppugnabile, il ruolo fondamentale della donna, sia in seno alla famiglia che alla società. Talvolta riuscire nella vera e propria acrobazia di conciliare il ruolo di madre, moglie e persona attiva nel mondo del lavoro, è operazione estremamente complicata e difficile da realizzare. Anche perché sono ruoli diversi e forse ciascuno richiederebbe costante e totale devozione. Penso comunque sia importante che la donna individui il proprio ruolo nella società contemporanea e che ne comprenda appieno la forza cruciale. Non in competizione con l’uomo, non cercando di sostituirsi al maschio, bensì esprimendo al meglio le proprie potenzialità e prendendo atto, nel bene e nel male, della propria diversità». 

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