Asili, azzeramento delle rette ma entra solo un bimbo su 10

Asili, azzeramento delle rette ma entra solo un bimbo su 10
di Lorena Loiacono
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Martedì 10 Settembre 2019, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 18:08

Aumentare i posti negli asili nido, soprattutto al Sud, e abbassare le rette, fino ad azzerarle per le famiglie più svantaggiate a partire dal prossimo anno scolastico. È questo il primo intervento che si propone il nuovo governo Conte. Un obiettivo non da poco, che punta ad accorciare le liste d’attesa nelle strutture educative per l’infanzia, da cui resta fuori oltre un milione di bambini e a limitarne quindi i costi che, per le famiglie in media, arrivano a 300 euro al mese. Ma il dato più inquietante è che in Italia usufruisce di un nido pubblico solo un bambino su 10.
 



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IL FINE
Un’emergenza vera e propria. «Il primo, immediato intervento sarà sugli asili nido. Non possiamo indugiare oltre -ha assicurato ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte - rafforzare l’offerta e la qualità di un’educazione fin dal nido è un investimento strategico per il futuro della nostra società perché combatte le diseguaglianze sociali, che purtroppo si manifestano sin nei primissimi anni di vita, e favorisce una più completa integrazione delle donne nella nostra comunità di vita sociale e lavorativa» E lo sanno bene le famiglie italiane che devono fare i conti con la scarsa disponibilità di posti e i costi altissimi delle strutture private. 

Secondo le stime della Cgil sarebbero un milione i bambini tra zero e 3 anni che non usufruiscono dell’asilo nido: 3 su 4 nella fascia di età interessata, quindi, resta fuori da una struttura per l’infanzia, pubblica o privata. Il 24% circa di copertura si discosta ancora troppo dall’obiettivo di Lisbona che, per il 2010, richiedeva la soglia del 33%. Una soglia che, oggi, per l’Italia appare inarrivabile. Basti pensare che nella media nazionale del 24% di copertura si va dal picco del 44,7% in Valle d’Aosta al 7,6% della Campania.

Tra le regioni virtuose, che raggiungono e superano il 33%, ci sono l’Emilia Romagna, la Toscana e la Provincia di Trento mentre nelle regioni del Sud non si raggiunge il 15%. In Campania e Calabria si scende ben al di sotto del 10%. Se poi si considerano solo le strutture pubbliche, in cui i costi sono parzialmente calmierati, la frequenza scende al 12% scarso. In Italia quindi poco più di un bambino su dieci ha diritto ad un posto al nido. Secondo Save the Children si tratta di una situazione allarmante Il rapporto “Il miglior inizio – Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita” diffuso da Save the Children mostra i risultati di un’indagine condotta sui bambini dai 3 ai 4 anni, tra marzo e giugno 2019, in 10 città e province italiane, tra cui Brindisi, Macerata, Milano, Napoli, Palermo, Prato, Reggio Emilia, Roma, Salerno e Trieste. 

Dal report emerge che i bambini che hanno frequentato l’asilo nido rispondono in maniera appropriata a circa il 47% dei quesiti proposti a fronte del 41,6% di quelli che non hanno mai frequentato un nido. 

DIFFERENZE
La differenza nel competenze si fa sentire ancora di più tra i bambini che provengono da famiglie in svantaggio socio-economico. Tra questi, infatti, coloro che sono andati al nido hanno risposto appropriatamente al 44% delle domande contro il 38% dei bambini che non lo hanno frequentato.

Nell’ambito matematico, inoltre, i bambini tra i tre anni e mezzo e i quattro anni e mezzo in condizioni di svantaggio socio-economico che non hanno riconosciuto alcun numero sono stati il 44% tra coloro che sono andati al nido, la soglia sale al 50% per i bambini che non lo hanno frequentato. Estendere quindi il servizio di asilo nido a tutti i bambini porterebbe dei risultati importantissimi nello sviluppo dei minori ma, aspetto non da poco, bisogna fare i conti con le risorse: nel 2016 la spesa pubblica per erogare il servizio di del nido è stata complessivamente di circa 1,2 miliardi e copriva solo il 10% dei bambini o poco più. Quindi per far sì che tutti i bambini sotto i tre anni abbiano il loro posto al nido bisognerebbe stanziare qualcosa come 9 miliardi di euro. A questi si aggiungerebbe un maggiore esborso per coprire interamente la spesa nel caso di bambini provenienti da famiglie in difficoltà.

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