William Kentridge: «Nel mio dialogo con Calder faccio volare le certezze dell'umanità»

Waiting for the Sibyl di William Kentridge al Teatro dell'Opera dal 10 al 15 settembre
di Simona Antonucci
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Sabato 7 Settembre 2019, 21:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 21:35

«Ho pensato che la carta, i frammenti di carta con cui mi esprimo da sempre, fossero l’elemento giusto per aprire un dialogo con Calder. Senza creare una copia del suo lavoro, ho insistito sulle suggestioni delle sue opere, il movimento, l’instabilità, l’indefinito. Tracce che mi hanno portato alla Sibilla Cumana, al vento che fa volare le predizioni e mescola in un mulinello, come nei mobiles di Calder, i destini dell’umanità». 
 

 

William Kentridge, autore di opere che occupano palcoscenici o musei, grandi schermi o grandi muri, come quello su cui è nato Triumphs and Laments, il fregio monumentale lungo le sponde le Tevere, illumina ora il palco del Teatro dell’Opera con una sua nuova, indefinibile, creazione.



“Waiting for the Sibyl” è infatti parte di uno spettacolo (debutto martedì, repliche fino al 15 settembre), suddiviso in due momenti. Il primo ripropone
Work in Progress «spettacolo», spiega il sovrintendente Carlo Fuortes «che Calder immaginò per il Costanzi nel ‘68. L’unica installazione che l’artista fece all’interno di un teatro. Ma al posto di cantanti o ballerini, ad animare la scena c’erano i suoi mobiles. Nel presentarlo oggi, dopo mezzo secolo, abbiamo chiesto a un artista come Kentridge di dare vita a un progetto nuovo e libero, accendendo un corto circuito con Work in Progress». 

Lo spettacolo di Calder, non riconducibile ad alcun genere, nacque nel lirico romano con il coordinamento delle immagini teatrali (o sculture “viventi”) di Giovanni Carandente e la presentazione di Filippo Crivelli che ne firma anche oggi la regia. L’artista americano, nei suoi appunti, per definire l’operazione, scrisse: È la mia vita in 19 minuti».

«Un sogno», spiega Filippo Crivelli, «Calder era un uomo di candore e questo suo spettacolo per me è proprio una rappresentazione onirica che racchiude tutti i suoi mondi, il movimento, l’aria. Il nostro fu un rapporto di stupore».

Le musiche elettroniche di Castiglioni, Clementi e Maderna, vennero scelte e assemblate come in un puzzle, per inventare una visionaria simmetria tra collage sonoro e visuale. «Non esisteva un copione», continua Crivelli, «c’era solo la registrazione della mia voce al microfono che dava i segnali. Abbiamo recuperato il nastro, utile per la ricostruzione, ma emotivamente spiazzante. Lo ascolto e mi commuovo».

Si chiude il sipario sui mobiles ed entra in scena la Sibilla di Kentridge: «Nel Paradiso di Dante la sapienza del mondo viene raccolta in un grande volume. Noi procediamo al contrario. Facciamo volare via ogni desiderio di certezza. E la musica composta in Sudafrica e proposta dal vivo sarà la voce del caos».

Teatro dell’Opera, piazza Gigli. Dal 10 al 15 settembre 

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