Università, il rilancio parte dal Sud: borse di studio e trasporti. Modello finlandese a scuola

Università, il rilancio parte dal Sud: borse di studio e trasporti. Modello finlandese a scuola
di Lorena Loiacono
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Sabato 7 Settembre 2019, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 14:20

Far ripartire l'università italiana, impantanata tra fuga di cervelli e conti che non tornano. E svecchiare la scuola riducendo l'orario e usando la tecnologia per attirare l'attenzione dei ragazzi, sul modello finlandese. Questi i primi obiettivi del neo ministro all'istruzione Lorenzo Fioramonti: rimettere in moto il sistema istruzione e investire nuove risorse, andando a cercarle con le microtassazioni.

Lorenzo Fioramonti, chi è il nuovo ministro dell'Istruzione



Si parte quindi dalle risorse, drasticamente tagliate negli ultimi 10 anni. In appena cinque anni gli atenei italiani hanno perso circa 4500 docenti: nell'anno accademico 2010-2011 erano quasi 59mila e nel 2016-2017 sono scesi a poco più di 54mila. Semplicemente scomparsi e con loro ovviamente anche tante cattedre, progetti, tesi di laurea e ricerche. Dopo anni di crisi, solo quest'anno si è riusciti a raggiungere la quota di Fondo per il funzionamento ordinario di 7miliardi e 450milioni di euro, praticamente pari a quella prevista nel 2008, vale a dire 7miliardi e 442milioni di euro. Il Ffo copre le spese per il funzionamento e le attività istituzionali delle università, comprese le spese per il personale docente, ricercatore e non docente, per la manutenzione ordinaria delle strutture e per la ricerca scientifica. Quindi oggi l'università può contare sulle stesse risorse che aveva 10 anni fa, ma con l'aggravante che, in questi stessi anni, il mondo accademico italiano ha dovuto fare i conti con una decrescita di fondi scesi al di sotto dei 7 miliardi. Tagli importanti che hanno provocato danni e buchi difficili da rimarginare.

IL DIRITTO ALLO STUDIO
Come quelle sul diritto allo studio, che ha investito gli studenti facendone perdere nel tempo a migliaia. «Il primo modo di riconquistare le matricole universitarie - spiega Fioramonti - è un aumento significativo dei fondi al comparto, per finanziare innanzitutto il diritto allo studio, agevolando anche gli spostamenti nelle zone in difficoltà del Sud Italia e delle aree interne, dove la perdita degli iscritti è maggiore: devono essere valorizzate con strutture e centri di ricerca». Cruciale per il rilancio anche il reclutamento dei docenti universitari: «È una sfida centrale per il futuro dell'università italiana e passa per l'aumento dei fondi, con il contributo di interventi normativi volti a favorire la trasparenza e il merito nei concorsi. I fondi da destinare all'università non solo ci sono ma devono esserci, in quanto comparto centrale per lo sviluppo sia culturale che economico del Paese. Per reperirli sarebbe auspicabile introdurre un processo di microtassazione che a un tempo colpisca le cattive abitudini dei cittadini, ossia quelle nocive per la loro salute e per l'ambiente, portando a disincentivare le persone dal perpetuarle».
 


NEL MIRINO
Su questo punto il ministro già nei mesi scorsi, quando era al ministero con delega all'università, aveva proposto per finanziare scuola e università le microtassazioni, ad esempio, su bibite e merendine, incontrando anche il favore dell'allora maggioranza leghista. E così il neo ministro chiede un miliardo per l'Università, entro la fine dell'anno, promettendo di andar via in caso contrario. Il doppio, 2 miliardi, sulla scuola.

E il fronte dei guai della scuola è vasto almeno quanto quello universitario. A cominciare dai docenti precari che, dopo l'approvazione del decreto salva precari di inizio agosto poi sfumato con la crisi governo, aspettano di sapere che futuro li aspetta. Fioramonti sarebbe intenzionato a concretizzare il salva precari, confermando i concorsi per il 2020. Ma in quelli riservati ai precari storici, con cui si doveva arrivare direttamente all'assunzione, sarà inserita una forma di selezione per cui i candidati dovranno dimostrare di avere competenze e conoscenze idonee per l'insegnamento.

Come più volte sostenuto dal M5S. Per quanto riguarda invece gli studenti, il ministro guarda alla Finlandia per creare orari settimanali ridotti e lezioni più accattivanti, grazie all'uso della tecnologia in materie solitamente più ostiche come matematica. Per realizzare un clima scolastico così dinamico è necessario abolire le cosiddette classi pollaio, frequenti soprattutto tra medie e superiori, con 30 studenti e oltre.
L'idea è di portare le classi ad un massimo di 20-22 ragazzi a vantaggio della didattica ma anche della sicurezza: per cominciare servirebbero 3 milioni di euro.

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