Immobile, un principe poco azzurro con la panchina per amica

Immobile, un principe poco azzurro con la panchina per amica
di Emiliano Bernardini
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Sabato 7 Settembre 2019, 07:30
Il principe biancoceleste quando diventa azzurro perde la sua bellezza. O meglio, gli occhi con cui lo vede il ct Mancini non sono gli stessi con cui lo guarda Inzaghi. Dalla Lazio alla Nazionale Ciro Immobile d’improvviso si trasforma in brutto anatroccolo. Da titolare a riserva. E così l’avventura di Ciro con l’Italia ricomincia da quella scomoda panchina. Novanta minuti a guardare i gol di Belotti e Pellegrini contro l’Armenia. Persino l’umiliazione a sette minuti dalla fine di veder entrare come ultimo cambio Lasagna. Un’altra volta. Da due anni la storia di Immobile con l’Italia non è certo tra le più belle. La porta è diventata stregata. Appena 7 centri in 36 gare con la Nazionale. Nelle ultime cinque partite di qualificazione all’Europeo 2020 è sceso in campo una sola volta, alla prima contro la Finlandia (80 minuti). Tre panchine e addirittura una mancata convocazione. A giugno contro la Grecia. E domani con la Finlandia c’è il grosso rischio che vada in scena lo stesso film malinconico: un bomber in panchina. «Con la Finlandia me lo aspetto titolare, se così non dovesse essere per Ciro sarebbe una bocciatura e credo che dovrà farsene una ragione» sottolinea Bruno Giordano. Uno che di mal di pancia in maglia azzurra ne sa qualcosa. «Immobile non ha le caratteristiche che Mancini vuole in un centravanti. Ovviamente stiamo parlando di un grande giocatore ma ha bisogno di spazio, Belotti è un attaccante d’area di rigore» il pensiero di Paolo Rossi. E di questo se n’era accorta tutta l’Italia pallonara. Mancini non ha mai fatto un mistero di volere, per la sua Nazionale, un attaccante grosso fisicamente e con determinate caratteristiche. Ciro si danna l’anima in mezzo al campo, rincorre gli avversari per aiutare la squadra. Poi però arriva stremato sotto porta. Mancio, invece, cerca il classico centravanti. Avrebbe aspettato Balottelli e probabilmente sotto sotto lo sta ancora facendo. Di fatto - per ora - ha scelto Belotti. 

ENERGIE PER LA LAZIO
Già, proprio il gemello del gol con cui Ciro ha diviso i suoi anni a Torino. Il Gallo ha ricominciato a cantare, Immobile, invece, resta in silenzio. Non è un caso che su 13 gare con Mancini in panchina Ciro non sia stato convocato 4 volte, 5 è rimasto in panchina e delle 4 che ha giocato tre le ha fatte da titolare e una da subentrato. La maledizione sotto porta lo ha nuovamente reso prigioniero. Immobile sa fare solo gol belli. È più forte di lui, una volta lo disse anche Inzaghi. E questa è la giustificazione di Mancini per la Nazionale. Due gol all’esordio con la Samp poi la macchia al derby con la rete divorata a tu per tu con Pau Lopez. Eppure in serie A (101 centri totali) è sempre tra i primi della classifica marcatori. Motivo per cui il ct è “costretto” a chiamarlo. Le esclusioni di Ciro hanno fatto molto rumore. A Formello rischiano di pesare queste delusioni. Immobile non può ricominciare la stagione con questa brutta aria. Inzaghi è preoccupato perché sa quanto queste scelte influenzino il suo attaccante. L’anno scorso le scelte di Mancini condizionarono il rendimento d’Immobile, diventarono un peso ingombrante nella sua testa. E’ impressionante la statistica: da quando a marzo 2019 scoppiò la polemica per il mancato utilizzo contro il Lichtenstein, Ciro ha segnato appena 4 reti fra campionato e Coppe in 15 partite, considerata anche l’ultima contro la Roma. Appena un centro nel 2 a 2 col Sassuolo su rigore e un altro contro il Torino all’ultima giornata. Al suo ritorno Inzaghi ci parlerà di nuovo. Lazio dipende dal sorriso del suo principe biancoceleste tornare a sentire le note della Champions. 
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