Oscar della Scienza e 3 milioni di dollari ai fotografi del buco nero: premiati sette ricercatori italiani

L'immagine artistica di un buco nero al centro di una galassia
di Enzo Vitale
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Venerdì 6 Settembre 2019, 20:45 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 14:16

C'è un Oscar anche per la scienza e a vincerlo, questa volta, sono state anche due ricercatrici dell'Inaf e altri cinque scienziati italiani che lavorano all'estero. Si tratta del Breakthrough Prize 2020 che è giunto alla sua ottava edizione. Le due scienziate Inaf a salire sul podio sono Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl dell’Istituto nazionale di astrofisica, sezione di Bologna.

Insieme ad altri 345 scienziati avranno diritto a dividersi equamente 3 milioni di dollari (circa 8.500 euro a testa) per aver realizzato la prima immagine di un buco nero supermassiccio nell'ambito del progetto Eht (Event Horizon Telescope), la rete di strumenti dislocata su scala planetaria. Cerimonia di premiazione il prossimo  3 novembre presso l'Ames Research Center della Nasa a Mountain View, in California. Ma nella lista dei premiati compaiono anche altri ricercatori del Belpaese che lavorano per istituti di altre nazioni come Ciriaco Goddi, Violette Impellizzeri, Luciano Rezzolla, Mariafelicia De Laurentis e Roberto Neri.


(Le due scienziate dell'Inaf: a sinistra Elisabetta Liuzzo e a destra e Kazi Rygl)

PARLANO LE DUE SCIENZIATE
«Non me lo aspettavo -commenta a caldo Elisabetta Liuzzo-, davvero una grandissima soddisfazione per un team mondiale di oltre 300 persone che ha collaborato insieme per quasi due anni. Per me è un onore far parte di questa collaborazione internazionale ed un privilegio aver avuto l'opportunità di contribuire a questi risultati». Le due ricercatrici dell'Inaf fanno parte di quegli scienziati che hanno firmato i sei articoli scientifici pubblicati dalla collaborazione Eht lo scorso 10 aprile.

IL PREMIO
il Breakthrough Prize premia ogni anno le ricerche e le scoperte più importanti nelle scienze della vita, nella fisica e nella matematica. I soci finanziatori della Foundation sono Sergey Brin, Priscilla Chan, Mark Zuckerberg, Ma Huateng, Yuri e Julia Milner e Anne Wojcicki.

IL PROGETTO EHT
La missione di fotografare Sagittarius A* )ovevro il buco nero al centro della Via Lattea, la nostra galassia) è stato realizzato da ben otto radio osservatori sparsi nel nostro pianeta tra i quali Alma ((Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), uno strumento, anzi una serie di strumenti posizionati sull’altopiano di Chajnantor nelle Ande cilene, composto da ben 66 antenne di alta precisione. Ci sarà poi anche il South Pole Telescope, un radiotelescopio di 10 metri di diametro situato al centro dell’Antartide, presso la base Usa Amundsen-Scott. Va ricordato che al progetto partecipano anche l’Istituto Max Planck per la Radioastronomia degli Istituti Max Planck, l’Osservatorio Nazionale Astronomico del Giappone a Mitaka, la National Science Foundation e l’Università del Massachusetts. Alla fine l'obiettivo di Sagittarius A* non è stato centrato ma in compenso gli strumenti terrestri hanno catturato l'istantanea, se così si può definire, del buco nero al centro di Messier 87, una enorme galassia situata nel vicino ammasso della Vergine. L'oggetto inquadrato, che dista da noi 55 milioni di anni luce, ha una massa pari a 6,5 miliardi e mezzo di volte quella del Sole.


(Il video realizzato dall'Inaf)

PAROLA A NICHI D'AMICO, PRESIDENTE INAF
«È con grande soddisfazione che apprendiamo questa notizia, sia per l’importante risvolto scientifico di questo risultato, sia soprattutto per il suo rilievo tecnologico -è stato il commento del presidente dell'Inaf Nichi D'Amico- il Breakthrough Prize è infatti un premio alle innovazioni che portano svolte radicali, e l’Inaf anche in questo caso è protagonista, confermando ancora una volta le sue eccellenze a livello internazionale».

MA E' DAVVERO UNA FOTO?
Ad ogni modo va fatta una precisazione, più che fotografare la faccia del “mostro” (un buco nero trattiene la luce a se, dal suo interno non può uscitre nulla), gli scienziati hanno immortalato l'immagine dell'ombra dell'orizzonte degli eventi. Lo hanno fatto utilizzando la cosiddetta Interferometria di base, una tecnica che combina il potere di osservazione e i dati dei telescopi di tutto il mondo per creare un radiotelescopio gigante virtuale: l'Eht, appunto.

GLI ALTRI ITALIANI NEL TEAM
Tra gli italiani del team di Eht c'è anche l’astrofisico Ciriaco Goddi, ex ricercatore dell'Inaf, attualmente in forza all'Università di Nijmegen e Leiden (Olanda) e membro del gruppo di ricerca dell’Event Horizon Telescope. Il giovane astrofisico sardo aveva partecipato all'incontro che si era tenuto nell'aprile di quest'anno presso la sede dell'Inaf a Roma. «Abbiamo condotto due campagne osservative -aveva spiegato lo scienziato-, la prima nell’aprile 2017 e la seconda nello stesso mese del 2018 (entrambe di durata di circa una settimana). I risultati che abbiamo presentato  riguardano esclusivamente i dati del 2017. Solo in quell'anno abbiamo raccolto qualcosa come 4 Petabytes  di dati (ossia 4000 Terabytes!).  Poi per ridurre, calibrare, validare e analizzare quei dati  e, ovviamente, convertirli in immagini radio delle sorgenti, c'è voluto un anno e mezzo». Oltre a Goddi, come già accennato,  tra i 347 premiati figurano anche Violette Impellizzeri (Institute of Astronomy and Astrophysics, Academia Sinica), Luciano Rezzolla (Institut für Theoretische Physik, Goethe-Universität di Francoforte), Mariafelicia De Laurentis (Dipartimento di Fisica "E. Pancini," Universitá di Napoli "Federico II) e Roberto Neri (Istituto di radioastronomia millimetrica (Iram) di Grenoble) .


(Ciriaco Goddi durante l'intervista a Il Messaggero)


(Violette Impellizzeri)


(Luciano Rezzolla)


(Mariafelicia De Laurentis)



Chiuso quindi il capitolo della galassia M87, si apre quello della cattura delll'immagine del mostro al centro della nostra galassia. Per questo i ricercatori si stanno già organizzando: sperano di scattare il fatidico click entro la fine di quest'anno.

enzo.vitale@ilmessaggero.it
 

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