Daniele, è consapevole del traino al movimento che ha fatto insieme con Paolo?
«I nostri risultati hanno aiutato, anche se non saprei dire quanto. Il beach in Italia sta crescendo tanto, è vero, spiace solo – tra allenamenti e gare - avere poco tempo per stare a contatto con la base: io e Paolo veniamo da lì ed è lì che si respira davvero l’aria di cambiamento. Il boom è comunque una cosa molto positiva. Dopo i Giochi ci riconoscono per strada e quando pensi che questo accade perché hai fatto qualcosa di rilevante dal punto di vista sportivo non puoi che esserne fiero».
Per voi non è la prima volta al Foro Italico: come siete cambiati rispetto alle prime apparizioni?
«Sette anni fa eravamo dei novellini, potevamo vincere e perdere con tutti. Adesso abbiamo tanta esperienza, sappiamo sempre cosa fare in campo e come gestire la pressione».
E intorno a voi come sono cambiati gli avversari?
«Il beach volley è in evoluzione continua, basta guardare Mol e Sorum, i norvegesi che in due anni sono cresciuti a livello esponenziale e giocano come nessuno in questo momento. Ma non sono gli unici. Al Foro fino a domenica ci sarà da divertirsi».
Equilibri che potrebbero cambiare ancora da qui a Tokyo 2020?
«Certamente. I Giochi sono un chiodo fisso. Ce la stiamo mettendo tutta per arrivarci. Quando ce la faremo inizieremo a pensare a vincerli».
Bisogna abituarsi alla sabbia romana: nel 2021 ci saranno i Mondiali...
«Che per noi che li giochiamo in casa saranno quasi un’Olimpiade bis. Sarà un’emozione pazzesca, io e Paolo siamo già in qualche modo proiettati. Ci arriveremo al massimo».
Che significa per un romano come lei giocare al Foro Italico?
«Una cosa eccezionale. Quando sono entrato sul Centrale per i primi allenamenti ho trovato già dieci amici che mi aspettavano. Hai il cuore a mille quando sai che la famiglia e gli amici sono lì a fare il tifo per te. Pensa quando poi a sostenerti sono settemila persone... E le conosci quasi tutte...».
Facciamo il giochino della telecamera che cerca i vip sugli spalti. Chi le piacerebbe vedere in tribuna a tifare per lei?
«Mi gioco tre nomi. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, prima di tutto. Poi mi piacerebbe vedere Francesco Totti: negli anni sono diventato amico di molti giocatori della Roma, ma il capitano è sempre il capitano. E mi piacerebbe vedere Federica Pellegrini, un’atleta per cui ho un rispetto enorme, una campionessa che nella sua vita ha fatto tutto per il nuoto».
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