Mancio certezza Nazionale. Riparte in Armenia il cammino per Euro 2020

Mancio certezza Nazionale. Riparte in Armenia il cammino per Euro 2020
di Ugo Trani
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Giovedì 5 Settembre 2019, 09:30
Roberto Mancini, leader del gruppo J, ha fretta di conquistare la qualificazione a Euro 2020. L’Italia è a punteggio pieno (4 successi in 4 partite) e nel pomeriggio (ore 18 su Rai uno, le 20 locali) affronta l’Armenia a Yerevan per continuare la striscia positiva iniziata, nel marzo scorso, a Udine contro la Finlandia, al secondo posto in classifica con 9 punti e avversaria degli azzurri domenica sera a Tampere, e proseguita con i successi di Parma contro il Liechtenstein, di Atene contro la Grecia e di Torino contro la Bosnia. Il raccolto è stato abbondante: 13 gol realizzati e solo 1 incassato, quello di Dzeko nell’ultimo match. Ma più che le cifre pesano le certezze: il ct, con appena 13 partite a disposizione dopo il flop mondiale di Gian Piero Ventura, è riuscito a riavvicinare il pubblico alla Nazionale. Che è spigliata, propositiva, giovane, divertente e intrigante.

TAPPA INSIDIOSA
L’Armenia, al 98° posto nel ranking Fifa, ha già preso 6 punti. Sono la metà di quelli dell’Italia, ma 2 in più della Grecia e della Bosnia, indicate inizialmente coime le principali rivali degli azzurri nella lotta per i 2 posti che garantiscono la qualificazione al prossimo Europeo. La stella della Nazionale di Gyulbudaghyants è il neo giallorosso Mkhitaryan che, con 26 reti, è il miglior realizzatore della storia del calcio armeno, come sa bene proprio l’Italia: nei due precedenti (qualificazioni per il mondiale brasiliano del 2014), ha sempre lasciato il segno. Nel ko (1-3) a Yerevan (ottobre 2012), sfida decisa dai gol degli ex romanisti De Rossi e Pirlo, dopo il rigore di Pirlo e nel pareggio (2-2) di Napoli (ottobre 2013). Ma, più di Mkhitaryan e del 4-2-3-1 di Gyulbudaghyants, a preoccupare il nostro ct è l’andamento lento con cui gli azzurri, guardando al passato, hanno di solito cominciato la nuova stagione. Due giornate di campionato potrebbero non essere sufficienti per vedere subito l’Italia migliore. 

TRACCIA CONFERMATA
Mancini, allo stadio Vazgen Sargysan (14.500 spettatori per il tutto esaurito), non cambia. E ripropone, dunque, il 4-3-3 in cui il tridente è da completare: al ballottaggio tra Bernardeschi ed El Shaarawy si aggiunge la sorpresa Lorenzo Pellegrini per l’equilibrio di squadra. La presenza del centravanti e non del falso nove è stata l’ultima mossa del ct azzurro prima della pausa estiva. E Belotti, avendo sfruttato anche le sei partite di preliminari e playoff dell’Europa League, è attualmente più avanti di Immobile. Diversa, però, è la formazione di partenza da quella schierata nell’ultima gara contro la Bosnia. L’Italia, senza capitan Chiellini, sarà la stessa solo a centrocampo con il trio di palleggiatori Barella, Jorginho e Verratti: sono di riferimento per Mancini che esalta spesso il reparto per il dinamismo e la qualità dei suoi interpreti. La principale alternativa ai tre titolari è Sensi. In difesa tornano Florenzi e Romagnoli e in porta Donnarumma si riprende il posto lasciato per tre gare di fila a Sirigu. Sono, insomma, almeno 5 le novità dopo tre mesi, anche perché lunga è la lista degli infortunati: oltre a Chiellini e al terzo poriere Cragno, indisponibili pure Piccini, De Sciglio, Spinazzola, Cristante, Pavoletti, Zaza e Insigne. In più i giovani Zaniolo e Kean sono momentaneamente usciti di scena: puniti per il loro comportamento durante l’Europeo Under 21 e lasciati al nuovo ct Nicolato. Il gruppo, comunque, è estralarge e quindi dà garanzie: già convocati 61 giocatori (47 utilizzati e addirittura 18 debuttanti).

PRIMATO IN VISTA
Se l’Italia vince in Armenia festeggia il record di successi consecutivi nelle qualficazioni europee: non ha mai contato fino a 5 nella stessa edizione. L’imbattibilità, sempre nelle qualificazioni europee, è addirittura di 34 partite (8 vittorie di fila sommando le 4 di Mancini a quelle della gestione Conte): l’ultima sconfitta a Saint Denis contro la Francia il 6 settembre 2006 (3-1) con Donadoni in panchina a meno di due mesi dal trionfo di Berlino. 
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