Conte premier, svolta M5S: «Ci fidiamo più di te che di Di Maio». Obiettivo governo sino al 2023

Conte, svolta M5S: «Presidente, ci fidiamo più di te che di Di Maio». Il premier guarda al 2023
di Simone Canettieri
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Giovedì 29 Agosto 2019, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 17:01

ROMA «Il popolo di Rousseau? Lo convincerò io». In queste ore Giuseppe Conte gioca a tutto campo. Nei Palazzi, a partire dal Quirinale. Ma anche e soprattutto nel Movimento 5 Stelle. «Presidente, ci fidiamo più di te che di Luigi», gli scrivono su whatsapp tanti pentastellati di peso e ministri uscenti alla ricerca di conferme che tuttavia sembrano assai complicate.

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LA PROVA
La prova della rete, prima del giuramento, sembra non mettere timore all'«avvocato del popolo», diventato il leader sponsorizzato dalle cancellerie europee e dagli Usa. «Questa operazione nasce con Ursula von der Leyen», trapela da Chigi. E ha avuto un punto di svolta netto quando da Biarritz il premier ha pronunciato queste parole: «Quella con la Lega è un'esperienza politica che io non rinnego ma è una stagione politica per me chiusa e che non si potrà aprire mai più». Un messaggio al Partito democratico, ma soprattutto la chiusura del forno con la Lega a Luigi Di Maio, tentato fino all'ultimo dall'offerta di ritornare con il Carroccio (non a caso ieri sera dal Capo pentastellato filtrava «che la proposta di Luigi premier è stata scritta nero su bianco»).

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IL CAMBIO
Ma Giuseppe Conte ormai non è più il prof, pescato da Alfonso Bonafede. «Questo sarà il governo Conte e durerà fino alla fine della legislatura con programmi chiari», è il mood che si respira nel palazzo del governo. Ecco perché la piattaforma Rousseau, arma letale quanto paradossale sulla strada del bis, non fa paura dalle parte di «Giuseppi», come lo ha chiamato il presidente americano Donald Trump nel celebre tweet dell'altro giorno.

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LA MOSSA
«E' possibile che il giorno prima della votazione il presidente invii un messaggio su Facebook ai militanti grillini. Oppure potrebbe parlare proprio sulla piattaforma di Casaleggio».
Ma questo forse sarebbe troppo, uno smacco bello e buono a Luigi Di Maio. «Questo passaggio - ha confidato il presidente del Consiglio - non mi preoccupa: voglio mettere le cose in chiaro e in maniera trasparente: ci sarà l'alleanza con il Pd e i punti del programma». Palazzo Chigi è stato il primo ad allertare il Quirinale di quella che - sulla carta è una specie di ordalia sul nuovo esecutivo. In barba alla grammatica costituzionale.

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LA RISCOSSA
Si prepara dunque una riscossa. Che si vedrà nelle prossime ore con la squadra dei ministri. Il premier si terrà le «mani libere» per le scelte più importanti. Cosa significa? Va bene, gli accordi politici ma le scelte sui dicasteri chiave (Economia e Interni) saranno proposti e poi condivisi. C'era una volte il garante del contratto. Adesso l'uomo totus politicus che parla più con Beppe Grillo che con Luigi Di Maio.
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