Governo, tormento M5S: per Di Maio la giornata più lunga sul filo della rottura con il Pd

Governo, tormento M5S: Di Maio alza la posta ma Grillo lo bacchetta. Ortodossi contro i dem
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Martedì 27 Agosto 2019, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 20:42
La giornata più lunga per Luigi Di Maio inizia di prima mattina quando tenta l'ultima forzatura: la cancellazione dell'incontro previsto con il Pd in attesa di una parola chiara sulla premiership per Giuseppe Conte. È una mossa che gli scatena contro un'ondata di polemiche non solo dal Pd ma soprattutto dall'interno del Movimento. C'è quella dei parlamentari che sospettano una manovra tutta incentrata a garantire il mantenimento del ruolo di vicepremier per il capo politico.

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E c'è quella di Beppe Grillo che dopo aver disertato la riunione dei vertici con Davide Casaleggio tuona dal blog un post che viene interpretato come una violenta reprimenda nei confronti di Di Maio e una sorta di nuovo passo di lato: «Dio mi ha detto, lasciali alla loro Babele». Nel mezzo la voce di Gianluigi Paragone che annuncia che non voterà la fiducia ad un governo giallo-rosso: «non potranno avere il mio voto perché questa sinistra è la peggiore possibile» chiarisce.

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Sono segnali che uniti alla preoccupazione per le sorti dell'accordo con i dem danno la stura all'ala ortodossa del Movimento che preme per un accordo e non solo. Luigi Gallo, Roberta Lombardi, Carla Ruocco, Elena Fattori sono tra quelli che escono allo scoperto per bacchettare sia Di Battista sia Di Maio. «Il Pd dice che il problema nel far nascere un Governo di concretezza sarebbe Di Maio al Viminale. Sono sicura che il nostro capo politico non antepone se stesso al Paese. Non sarebbe da 5 Stelle» tweetta velenosa la Lombardi. E un primo segnale del sentiment del gruppo degli eletti arriva già nel pomeriggio: i presidenti di Camera e Senato 5 Stelle convocano tutti i capigruppo in Commissione del Movimento.

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Si parla di programma ma il messaggio che Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli recapitano a Luigi Di Maio da parte loro a fine riunione è chiaro: «non disperdiamo questa opportunità» rappresentata dalla possibile intesa con il Pd con Conte premier.
Non basta. La richiesta che verrà poi ribadita anche nell'assemblea congiunta serale è che venga dato un chiaro «stop» a quelle voci che non rappresentano la volontà dei gruppi che hanno già dato un «chiaro mandato» a trattare. Il riferimento è a Di Battista, uno, commenta un parlamentare a fine riunione, «che allo stato non ha alcun un ruolo nel M5s».
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