Posta foto senza ricevere like, ragazza si uccide. La madre: «Vietare i social agli under 16»

Posta foto senza ricevere like, ragazza si uccide. La madre: «Vietare i social agli under 16»
di Federica Macagnone
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Lunedì 26 Agosto 2019, 20:42

Ruby Seal aveva solo 15 anni ed era convinta di non piacere alle persone. Si era chiusa nel suo mondo e trascorreva le giornate chiusa nella sua stanza di Carlisle, in Gran Bretagna. Da lì dentro si metteva in connessione con il suo mondo virtuale fatto di amici che non esistevano nella vita reale. Da lì ha lanciato diversi segnali d’aiuto a quel mondo fatto di utenti che non la conoscevano abbastanza per prendere sul serio quei messaggi.

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E così, nel silenzio generale di quel mondo virtuale, Ruby ha deciso di togliersi la vita. Era il 21 febbraio 2017: a ritrovare il suo cadavere furono le sorelline più piccole, che ancora oggi convivono con quel trauma. Ora sua madre sta raccogliendo le firme da presentare per proporre una legge che banni dai social media i ragazzi di età inferiore ai 16 anni. Un’utopia alla quale Julie, 42 anni, ha deciso di non rinunciare. «Sono sicura che se i social media non fossero esistiti Ruby sarebbe ancora con noi».

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Julie ha raccontato che la figlia trascorreva le ore in camera e quando lei le chiedeva di uscire la figlia si rifiutava. Così, preoccupata per quella chiusura verso il mondo, la donna aveva cambiato la password del wifi. Ma Ruby era riuscita a oltrepassare l’ostacolo: si era collegata con il 4G, finendo per far recapitare alla madre una bolletta da 200 sterline. «L’avevo rimproverata e avevamo litigato» ha raccontato Julie. Ma Ruby, ossessionata dai like, era rientrata in camera e da lì aveva iniziato a postare in modo spasmodico. Le sue foto e i suoi post su Snapchat, però, non ricevevano i “like” sperati: nella sua testa si era instaurata l’idea di non piacere a nessuno. Il peggiore dei suoi incubi era diventato realtà e, dopo aver postato quesiti della serie “cosa farei se fosse l’ultimo giorno della mia vita?”, si è tolta la vita.

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«Ruby da bambina era divertente, intelligente, spiritosa - ha detto Julie - poi le cose sono cambiate quando è cresciuta. Ha cominciato ad aver paura di non piacere alla gente e queste insicurezze hanno preso sempre più piede con l’uso dei social. È facile dire “togli il telefono a tua figlia”, ma non è così facile. Anche le piattaforme dei social devono assumersi le loro responsabilità. Nessun bambino deve perdere la vita perché ha preferito vivere in una vita virtuale e non in quella reale».
 

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