Il suo ultimo impegno istituzionale l’aveva portata, a febbraio, al Meet Lucca Tourism, per parlare di turismo accessibile. «Il mio lavoro - raccontava sul suo sito web - consiste nel far comprendere che progettazione universale significa qualità e sviluppo socio-economico per la comunità e l'imprenditoria, non solidarietà verso i disabili o semplicemente un obbligo di legge. Attraverso la mia attività, accelero quindi il processo che conduce verso città accoglienti per i cittadini che le abitano e per i turisti che le visitano, indipendentemente da: età, condizioni di salute, particolari scelte, allergie o intolleranze alimentari ecc.».
E di battaglie ne ha compiute tante, con l’obiettivo di demolire le barriere architettoniche e mentali che troppo spesso rendono difficile la vita delle persone affette da disabilità. Colta e determinata, aveva ricevuto numerosi premi, compreso quello conferitole l’anno scorso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si è fatta portavoce dei diritti dei diversamente abili, ma Simona Petaccia era soprattutto una donna che viveva la sua esistenza con passione, fra lo studio prima, con la laurea in Lingue, le amicizie, i viaggi. Un simbolo che la volontà e la forza d’animo possono compiere imprese impossibili. Merito del suo carattere volitivo, ma anche dei genitori Elisabetta ed Elio e delle sorelle Monica e Tina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA