Effetto Quota 100, in dodici mesi via 35 mila prof

Effetto Quota 100, in dodici mesi via 35 mila prof
di Michele Di Branco e Francesco Pacifico
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Giovedì 22 Agosto 2019, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 11:54

ROMA Via dagli uffici pubblici ma con calma. Quota 100, già in piena azione nel privato, comincia a far sentire i suoi effetti anche nelle amministrazioni dello Stato. Anche se le uscite, che partono proprio ad agosto, sono molto inferiori alle aspettative del governo. I primi dati elaborati dall’Inps indicano che ben 8 dipendenti su 10 che vanno in pensione in questo mese con almeno 62 anni di età e 38 di contributi provengono dagli enti locali e dalla sanità. Nel dettaglio, da Regioni, Comuni e Province arriva infatti il 55,1% delle domande di pensionamento attraverso il meccanismo che cumula età e contributi, con un totale di 5.694 domande su 10.336 del settore pubblico. Segue, appunto, la sanità con 2.344 (il 22,7%), soprattutto nel settore dei paramedici, amministrativi e tecnici. Ancor più nello specifico del settore sanità, si contano 321 domande provenienti da medici e veterinari e 2.023 da paramedici, amministrativi e tecnici.

Pensioni, con quota 100 nella Pa 8 dipendenti statali su 10 via da enti locali e Sanità

E ancora, sono 1.612 quelle che fanno riferimenti al personale civile di ministeri e agenzie fiscali. Gli altri comparti ne contano per ora solo alcune decine: 211 per gli enti di previdenza, 50 per le autorità indipendenti, altri 50 per università e accademie, 48 per enti e istituzioni di ricerca come Istat o Cnr. Sotto la voce altre amministrazioni se ne registrano invece 327. 

IL PERCORSO
Per il momento le uscite non sembrano creare problemi di organico, ma a settembre sarà la volta della scuola, il comparto più popoloso della Pa. E qui circa 13 mila esodi tra i docenti rischiano di risultare pesanti. Uscite con quota 100 a cui si devono aggiungere quelle ordinarie (cioè con la Fornero) che superano le 15 mila solo per i docenti, 19 mila complessivamente considerando tutto il personale scolastico. Senza contare che nel 2020, soltanto per il turnover regolare, andranno in quiescenza altri 21 mila insegnanti. 
Proprio per rimpiazzare le uscite il cosiddetto Decreto concretezza ha previsto la possibilità di accelerare le assunzioni. Ovviamente anche per la scuola dove, come noto, un prof su 5 è precario. Nel decreto sempre l’esecutivo ha stabilito di mantenere le piante organiche con nuovi concorsi (da finanziare con le risorse aggiuntive al fondo sanitario nazionale, che potrebbero saltare in caso di spending review). E nella stessa logica va letto il Decreto Bussetti per far entrare in ruolo i precari della scuola. Ma ora, con la crisi di governo tutte le procedure per le nuove assunzioni, già tradizionalmente lente, rischiano di allungarsi ancora di più. I sindacati sono preoccupati. «La Pa è già sotto organico di 253 mila persone e ci sono altri 400 mila dipendenti pronti ad andare in pensione» avverte il segretario generale della Uil-Fpl, Michelangelo Librandi, spiegando che «serve un piano straordinario di assunzioni perché lo sblocco del turnover non è sufficiente: ospedali e uffici pubblici sono già in ginocchio». Tra l’altro, secondo Librandi, «sia per l’indizione di concorsi, che per il solo scorrimento delle graduatorie, servono tempi biblici che contribuiscono a peggiorare una situazione drammatica».

Accenti simili da Cisl Fp. «È necessario, prima del 2020, procedere con lo scorrimento delle graduatorie, la stabilizzazione del precariato storico e l’avvio di una stagione concorsuale mirata ad assumere quelle professionalità di cui necessita la Pa» ammonisce il segretario generale, Maurizio Petriccioli.

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