Caldarola, Ludovica che lotta per salvare la magia del Castello chiuso per terremoto

Ludovica Marani in costume al Castello Pallotta di Caldarola
di Rosalba Emiliozzi
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Giovedì 22 Agosto 2019, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 18:37

Era il propulsore dell’economia. Storia e feste, cultura e svago. Ma anche cibo, rievocazioni, ricorrenze, un modo diverso di passare San Valentino o Capodanno. Il sisma ha fermato anche il Castello Pallotta. Il 24 agosto di tre anni fa aveva resistito alla micidiale scossa del sesto grado delle 3.36, ma non ha retto a quelle successive e il 26 ottobre 2016, anche il Castello, come tantissimi monumenti  e musei italiani, è stato dichiarato inagibile.

Da allora è chiuso. Favola finita? «Crediamo di no, vogliamo credere che presto il Castello possa riaprire, non ha danni gravissimi, ci sono stati piccoli crolli, qualche merlo e torretta sono stati lesionati, ma dentro è intatto, gli arredi, i quadri,  gli specchi, c’è tutto, originale e bellissimo» dice Ludovica Marani, 36 anni, di Sarnano, laureata in Sociologia dalla Sapienza di Roma e tornata nelle Marche per occuparsi della sua passione: la storia dei monumenti e la fruizione al pubblico. Dal 2013, Ludovica, con due soci (Giuseppe Bonadies e suo marito Stefano Sebastianelli), ha gestito il castello di Caldarola come un’azienda portando trentamila presenze l’anno, che gravitavano nel piccolo centro di 1.780 abitanti in provincia di Macerata. Una manna dal cielo.

Il Castello era il volano dell’economia locale: c’era un via via giornaliero di scolaresche, turisti, stranieri, per lo più olandesi, inglesi, tedeschi, russi, cinesi. «Chiunque veniva a visitare le Marche aveva nell’itinerario la meta del Castello di Caldarola» dice Ludovica. Attraggono la sua storia, gli arredi originali, le visite guidate di Ludovica spiegano che le stanze del Castello hanno ospitato la regina Cristina di Svezia, papa Clemente XIII e nell’asse familiare dei conti Pallotta ci sono stati quattro cardinali. 

Ma non finisce qui. Le feste in costume erano leggendarie: musica, passi di danza e un tuffo per un giorno nell’Ottocento. Magia, storia e divertimento. «A distanza di tre anni dalla chiusura ancora riceviamo telefonate di persone che ci chiedono il programma di eventi», racconta Ludovica. 

Il Castello Pallotta è ancora inaccessibile a causa del terremoto. E i tre fautori del successo hanno dovuto prendere altre strade, Giuseppe è tornato in Basilicata, sua terra di origine, Ludovica, invece, si è dovuta reinventare segretaria in uno studio di ingegneri e architetti. Ma il suo cuore è perso nel Castello, come quello degli abitanti - per la verità rimasti in pochi - di Caldarola, con l’80 per cento delle abitazioni lesionate, imprigionate tra puntelli e sbarre.

Tutti, a partire dal sindaco Luca Giuseppetti, vorrebbero la riapertura del Castello, ripartirebbe così anche il paese. Ludovica ci crede ancora, ci crede la famiglia Pallotta che ha abitato nel Castello fino al 1936, oggi il proprietario, il dottor Carlo Quochi Pallotta si è trasferito e i figli Jacopo e Tommaso vivono e lavorano a Milano. La famiglia tiene molto alla loro antica dimora e appoggia il progetto di divulgazione della sua storia, aperto anche a momenti di svago. «Noi lo diciamo sempre, il Castello offre una visita esperenziale» dice Ludovica. E la ricostruzione? «In generale ci sono molti problemi burocratici - ribatte   - E questo favorisce il processo di allontanamento della popolazione dalle aree terremotate, una ricostruzione troppo lenta non invoglia a tornare nelle case e le attività produttive non riescono a ripartire».

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